Cosa è l'ESI
L'ESI è un indice aggregato che si propone di valutare la capacità delle nazioni di proteggere il proprio ambiente nei prossimi decenni, tenendo conto di una serie di variabili di tipo socio- economico, ambientale ed istituzionale. Gli estensori di questo rapporto sull'ESI che segue il rapporto Pilota e quelli del 2001 e del 2002, hanno annunciato lo sviluppo di un Indice di Adempimento Ambientale (Environmental Performance Index, EPI).[1]
Sempre nelle intenzioni degli estensori di questo rapporto, l'ESI dovrebbe dare gli strumenti per una razionale politica ambientale, e fornire un'alternativa al PIL e all'Indice di Sviluppo Umano nella misura del progresso di un paese. Ad un alto valore dell'indice corrispondono i paesi che hanno maggiore probabilità di mantenere il proprio ambiente in buone condizioni nel lungo periodo.
La sostenibilità è una caratteristica dei sistemi complessi di conservarsi nel tempo. La sostenibilità ambientale riferita al livello nazionale riguarda la capacità dei diversi paesi di conservare le proprie risorse ambientali nel cosiddetto lungo periodo che, nell'accezione dei ricercatori di Yale, significa alcuni decenni. Gli economisti hanno, riguardo alla sostenibilità, un impostazione contabile che si concentra sulla consercazione degli stock di capitale. Alcuni ambientalisti si concentrano sull'esaurimento delle risorse naturali e sulla valutazione dei tempi in cui l'attuale livello di consumi delle risorse può essere mantenuto.[1] Gli autori si pongono espressamente in una posizione di equilibrio fra punto di vista puramente ecologico ed uno economico. Coerentemente con questa impostazione l'ESI contiene informazioni che riguardano sia le risorse naturali di un dato paese che le sue caratteristiche sociali ed istituzionali.
L'ESI di una data società, è la misura della dotazione di risorse naturali, della storia ambientale, dello quantità e dei flussi dell'inquinamento e del tasso di sfruttamento delle risorse come pure dei meccanismi istituzionali e le potenzialità e competenze finalizzate alla modifica dell'inquinamento e delle traiettorie nell'uso delle risorse.[1]
L'ESI è costituita da cinque componenti: 1) Ecosistemi, 2) Riduzione degli stress ambientali 3) Riduzione della vulnerabilità umana 4) Potenziale sociale e istituzionale 5) Amministrazione globale. Queste componenti e la logica che le definisce sono illustrate in Tabella 1.
Tabella 1. Componenti dell'Indice di Sostenibilità Ambientale (ESI)
Componente |
Logica |
Ecosistemi |
Un paese è più probabilmente in una condizione di sostenibilità ambientale se il suo ambiente è mantenuto in buona salute e nella misura in cui il livello di salute ambientale migliora piuttosto di peggiorare.
|
Riduzione degli stress ambientali |
Un paese è più probabilmente in una condizione di sostenibilità ambientale se i livelli di stress antropogenico sono tanto bassi da indurre danni non dimostrabili all'ambiente.
|
Riduzione della vulnerabilità umana |
Un paese è più probabilmente in una condizione di sostenibilità ambientale nella misura in cui le persone e la società sono meno vulnerabili rispetto a modificazioni ambientali che influenzino il benessere umano.
|
Potenziale sociale e istituzionale |
Un paese è più probabilmente in una condizione di sostenibilità ambientale nella misura in cui le istituzioni e i sottostanti modelli sociali, le competenze, il modo di pensare e e le interazioni sociali inducono una risposta efficace alle sfide ambientali.
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Amministrazione globale |
Un paese è più probabilmente in una condizione di sostenibilità ambientale se coopera con altri paesi per affrontare i problemi ambientali comuni, e se riduce gli impatti ambientali transfrontalieri su altri paesi a livello tale da non causare danni.
|
La definizione della logica di ciascuna componente può apparire ovvia e perfino di una certa involontaria comicità. Le definizioni ricordano infatti le famose affermazioni di Catalano. Meglio essere belli e ricchi che brutti e poveri. Ma quando queste componenti vengono operativamente definite, il lettore tira un sospiro di sollievo e comprende che non si tratta della scoperta dell'acqua calda.
Ciascuna componente è costituita da un numero da tre a sei indicatori per un totale di 21 indicatori e ciascun indicatore è costituito da un certo numero di variabili. Componenti, indicatori e variabili dell'ESI sono riportate nelle Tabelle 3- 7. Il punteggio ESI è determinato dalla media dei 21 indicatori egualmente pesati. Ogni indicatore è a sua volta definito da un certo numero di insiemi di dati, per un totale di 76 variabili. L'aggregazione dei dati raccolti, e quindi il punteggio ESI, per ogni paese avviene al livello degli indicatori, secondo lo schema riportato nella Figura 1. Coloro che sono interessati alla modalità di calcolo di un indice come l'ESI, costruito aggregando dati non omogenei, cioè misurati con diverse unità di misura, sono invitati a vederne una versione semplificata nell'esempio riportato in Appendice A di questo documento.
Figura 1. Determinazione del punteggio ESI
Ogni indicatore si basa su una logica sviluppata attraverso l'esame accurato delle conoscenze e della letteratra in campo ecologico come pure dalla consultazione di esperti di scienze ambientali, dei governi, del mondo degli affari, di organizzazioni non governative (ONG), di centri di ricerca, e del settore accademico. Idealmente questi indicatori dovrebbero includere tutti gli aspetti rilevanti del fuzionamento degli ecosistemi, dovrebbe essere chiara, in ciascuno di essi, la distinzione delle relazioni fra cause ed effetti, dovrebbero permettere l'aggregazione dei dati, riflettere la diversità di circostanze in diverse gurisdizioni politiche (inclusa la dis-aggregazione per i grandi paesi), essere facilmente quantificabili ed essere neutri rispetto alla scala. A causa dell'incompletezza dei dati e a limitazioni concettuali (per esempio sul come misurare la vitalità degli oceani su base nazionale) gli indicatori reali sono lontani da questo ideale. Per esempio, un numero di importanti questioni che includono la protezione delle zone umide, la qualità dell'amministrazione dei rifiuti solidi pericolosi, l'esposizione ai metalli pesanti e alle sostanze tossiche, e la funzionalità degli ecosistemi, sono state omesse per mancanza di dati in un numero significativo di paesi. Altre questioni, come la perdita di biodiversità, i contributi del settore privato alla sostenibilità, i progresso verso una maggiore sostenibilità nell'amministrazione della pesca, delle foreste, e dell'agricoltura, sono coperte solo nella misura permessa da dati lacunosi(cfr appendice G del rapporto).[1]
Come interpretare l'ESI
La classifica e i punteggi ESI delle 146 nazioni considerate è riprodotta in Tabella 8. Non tutte le nazioni del mondo sono state inserite in questa classifica perché per alcune, come ad esempio per la Somalia, i dati non erano sufficienti, mentre tutte le nazioni al di sotto di una certa dimensione non sono state considerato. Così in questa classifica non sono presenti paesi come San Marino, Andorra, e gli staterelli costituiti dalle isole dell'Oceano Pacifico. Uno specifico documento del rapporto ESI si occupa dei piccoli paesi (cfr Appendice E 'Small States' della ref [1]). Le prime posizioni della classifica ESI sono occupate dai paesi scandinavi e dall'Uruguay. Paesi con bassa densità demografica e un dotazione ambientale molto ricca. Gli ultimi della scala sono viceversa paesi che presentano problemi in alcuni o in tutte le componenti di Tabella. In Figura 2 ho riportato il grafico del punteggio ESI in funzione della posizione nella classifica dei vari paesi. Mi sembra interessante notare che la figura non è lineare come ci si potrebbe immaginare leggendo la classifica di Tabella 8. In effetti si possono individuare tre zone principali del grafico, la prima relativa ai 6 paesi con il punteggio più alto. La seconda in cui il punteggio cala in modo praticamente lineare dal valore di 64.4 del Canada, fino a quello di 42.3 delle Filippine, questa è la zona che comprende il maggior numero di paesi, che potremmo indicare come zona della medietà (o mediocrità) ambientale. Infine per l'ultimo gruppo di 20 paesi il punteggio ESI decresce in modo più rapido.
Figura 1. Vedi il testo per la spiegazione
In base alla classifica e alle molte appendici disponibili è possibile, ma non facilissimo, distinguere le ragioni di un buon o di un cattivo piazzamento di un certo paese.
Si può fare riferimento ai grafici e ai dati presenti nell'appendice B del documento originale [1] (Country Profiles) che considera i profili paese per paese, ma resta comunque complesso il tentativo di andare oltre la considerazione della classifica come tale. Tale atteggiamento ha il rischio di rendere assoluto un indice che per la sua stessa multidimensionalità non può essere tale. Il modo migliore per fare confronti e correlazioni è allora limitare i confronti fra due o comunque un numero limitato di paesi e all'interno di gruppi omogeneei di paesi. Il criterio di omogeneità scelto può essere economico, geografico etc.
Il metodo grafico più efficiente per confrontare le diverse componenti che determinano il punteggio ESI è illustrato nel grafico polare di Figura 3. In tale grafico si confronta, ad esempio, le performance di Italia e Finlandia nelle cinque componenti dell'ESI. Il grafico di ciascun paese è rappresentato da un pentagono irregolare (verde oliva quello relativo all'Italia, blue quello relativo alla Finlandia) i cui vertici rappresentano le cique componenti di Tabella 1 e distano dall'origine del sistema di riferimento di una quantità uguale al valore raggiunto dal paese in quella componente. Come si vede il 'pentagono italiano' è interamente inscritto in quello finlandese, e ciò significa che l'Italia ha una peggiore performance della Finlandia in ciascuna delle cinque componenti.
Figura 3. Confronto fra le componenti di Italia e Finlandia. Per ciascun paese la scala sulla sinistra del grafico misura il valore delle componenti ESI corrispondenti ai 5 assi del diagramma polare
|
Come ulteriore confronto ho scelto quello fra l'Italia e l'ultima della classe ESI, la Corea del Nord. Come si vede in Figura 4, da questo confronto risulta che dal punto di vista delle componenti strettamente ecologiche l'Italia è praticamente come la Corea del Nord, superandola solo nelle componenti a più alto contenuto economico, politico e sociale. I grefici polari per ognuno dei 146 esaminati sono riportati nell'appendice B del rapporto [1]. Grafici polari analoghi possono essere prodotti anche in funzione dei 21 indicatori.
Figura 4. Confronto fra le componenti di Italia e Corea del Nord. Per ciascun paese la scala sulla sinistra del grafico misura il valore delle componenti ESI corrispondenti ai 5 assi del diagramma polare
|
E' interessante il confronto, illustrato in Figura 5, fra il paese africano che presenta il punteggio più alto, il Gabon, e quello con il punteggio più basso, il Sudan.
Figura 5. Confronto fra le componenti di Gabon e Sudan
Un possibile criterio di confronto è quello con le variabili economiche, per esempio il Prodotto Interno Lordo o l'Indice di Competitività. In Figura 6 è riportato il punteggio ESI in funzione del PIL procapite per i 146 paesi. L'analogo grafico presentato nel rapporto ESI contiene solo i dati di 135 paesi. La regressione lineare mostra che esiste una correlazione positiva con il PIL procapite, e che circa il 20% della varianza dell'ESI è attribuibile al PIL procapite. E' evidente però che un elevato PIL procapite non assicura di per se, come intuitivo, una buona performance ambientale. In effetti vari paesi con elevato PIL procapite come Stati Uniti e Italia hanno punteggi ESI al di sotto della retta media mentre paesi con PIL procapite relativamente basso, come l'Uruguay e altri paesi sudamericani, sono collocati nella parte superiore del grafico.
Figura 6. Regressione lineare del punteggio ESI in funzione del PIL procapite per i 146 paesi esaminati. NKO Corea del Nord, TKM Turkmenistan, TWN Taiwan, BE Belgio, ITA Italia, USA Stati Uniti, DNK Danimarca, IRL Irlanda, URY Uruguay, SWE Svezia, FIN Finlandia, ISL Islanda, NOR Norvegia, SAU Arabia Saudita, KUW Kuwait, UNG Ungheria, SPA Spagna, FRA Francia, NL Paesi Bassi, BOL Bolivia, GBN Gabon, BRA Brasil, ARG Argentina, RUS Russia, GER Germania, JPN Giappone
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Nel rapporto l'ESI viene anche confrontato con altri indici di performance ambientale quali l'Impronta Ecologica e l'Indice di Vulnerabilità Ambientale. L'Iimpronta Ecologica (IE) [2] è una grandezza che converte il consumo totale di risorse naturali di un paese in area di suolo bioproduttivo ed è espressa in ettari equivalenti procapite (ha/procapite). Ciascuna attività del metabolismo socio- economico viene espressa in unità di area attraverso fattori di equivalenza.[2] Una volta espresso in ettari equivalenti l'impatto viene aggregato in una unica figura di merito che rappresenta l'area bioproduttiva necessaria a sostenere le attività descritte. Come si vede dalla Figura 7 la correlazione fra ESI e IE appare piuttosto debole. La Figura è stata creata con i dati tratti dal sito web Global Footprint Network. (http://www.footprintnetwork.org/) e i risultati della regressione lineare non coincidono con quelli del rapporto ESI, tuttavia sono qualitativamente in accordo con esso. Può sorprendere il fatto che vi sia una correlazione negativa fra i due indici a significare che, ad un minore consumo di risorse, segnalato da un basso valore di IE, corrisponde una peggiore performance ambientale segnalata da un basso valore del punteggio ESI. Questo fatto non appare tuttavia contradditorio se si considera che mentre l'IE è un indice puramente ecologico, l'ESI include anche informazioni di carattere socio- economico e istituzionale. Appare quindi logico che un paese con basso valore di IE in quanto sottosviluppato possa essere, dal punto di vista dell'indice ESI in una cattiva prospettiva di sostenibilità ambientale, come in effetti accade per i paesi affetti da condizioni di povertà generalizzata.
Figura 7. Regressione lineare del punteggio ESI in funzione dell'IE. I valori dell'IE non sono gli stessi usati nel rapporto ESI
Commenti conclusivi
La scelta della media uniforme dei dati per ciascun indicatore è di per se una scelta politica perchè dettata dall'impossibilità di trovare un accordo condiviso da tutti i paesi sul peso dei diversi indicatori. Questo è vero per stessa ammissione degli stensori del rapporto.
Delle cinque componenti dell'ESI, due, Ecosistemi e Riduzione degli Stress Ambientali, sono legate strettamente alla valutazione dell'ambiente e del peso umano su di esso. Altre due: Riduzione della vulnerabilità umana e Potenzialità sociale e istituzionale sono più legate ad aspetti socio- economici e politici, la quinta: Amministrazione globale riguarda sia aspetti socio- economici e politici che ecologici. A questo proposito e in risposta alle critiche mosse in passato a proposito della composizione dell'indice ESI, gli autori hanno pubblicato una interessante tabella che riporto interamente in Tabella 2. Questa tabella indica il peso percentuale delle diverse sfere di azione politica che determinano la sostenibilità ecologica nella procedura di calcolo dell'indice ESI delle 146 nazioni considerate.
Tabella 2. Peso percentuale delle diverse sfere di azione politica nella formazione dell'indice ESI. Le percentuali non danno 100 come somma perchè nei vari indici ci sono molte sovrapposizioni
Sfere di azione politica |
Peso % nella formazione dell'ESI |
Salute umana |
34,9 |
Acqua |
18,3 |
Cambiamenti climatici |
17,3 |
Suolo |
16,6 |
Inquinamento dell'aria |
11,9 |
Biodiversità |
10,5 |
Energia |
9,8 |
Rifiuti tossici |
4,9 |
|
E evidente per gli estensori del rapporto, l'urgenza di porsi in una posizione intermedia fra economia ed ecologia. La classifica appare tutto sommato prevedibile premiando quei paesi che pur mantenendo un livello eccellente di competitività economica e di sviluppo industriale hanno operato in modo da ridurre gli stress ambientali.
Alcune considerazioni si possono fare sulla scelta delle variabili e degli indicatori. Non è chiara ad esempio la scelta di usare nella formazione di un indicatore aggregato un'altro indicatore aggregato come l'impronta ecologica pro- capite.[2-4] Criticabile invece la scelta di non introdurre una grandezza come l'Appropriazione Umana della Produzione Primaria Netta[5;6] che è stata misurata recentemente e fornisce una misura convincente della pressione umana nelle differenti aree geografiche del pianeta e può essere definita a livello nazionale secondo lo schema dell'ESI. Da notare è inoltre, per chi ne avesse bisogno, che nella componente definita come Riduzione degli Stress Ambientali sono inclusi gli effetti della dinamica demografica. L'indicatore relativo è definito come: Riduzione della pressione demografica ed è composto da due variabili la percentuale di variazione della popolazione prevista per il periodo 2004- 2050 e il tasso di fertilità totale. E' abbastanza consolante che chi si occupa di sostenibilità sia indotto a introdurre un premio per i paesi che hanno la dinamica demografica sotto controllo, è altresì poco convincente il fatto che le variabili demografiche pesino, nella media uniforme di cui abbiamo parlato, solo il 5% (cioè 1/21) sulla composizione dell'ESI. Gli estensori del rapporto, pur tenendo in conto la dinamica demografica non riportano alcun dato o grafico di correlazione fra variabili demografiche ed ESI. In Figura 8 è riportato un istogramma in cui le barre verticali hanno altezza pari alla densità di popolazione in abitanti per km quadrato. In questo grafico generale è difficile individuare una correlazione precisa fra punteggio ESI e densità di popolazione. Si può vedere tuttavia che i paesi sottosviluppati ad alta densità di popolazione sono raggruppati nella zona di scarsa o cattiva sostenibilità, mentre paesi ad alta densità di popolazione, ma economicamente sviluppati come Giappone e Paesi Bassi risiedono nella zona di buona sostenibilità.
Figura 8. Densità di popolazione e punteggio ESI. NKOR Corea del Nord, TWN Taiwan, CHI Cina, BGL Bangla Desh, ITA Italia, NL Paesi Bassi, JPN Giappone, CH Svizzera, FIN Finlandia
|
Un confronto all'interno di gruppi omogenei di paesi invece evidenzia una correlazione negativa fra densità di popolazione e punteggio ESI. Nelle Figure 9 e 10 si riporta il punteggio ESI in funzione della densità di popolazione per l'insieme dei paesi Europei inclusi quelli balcanici e scandinavi, e per i paesi dell'Africa sub-sahariana e australe.
Figura 9. Densità di popolazione e punteggio ESI per i paesi Europei inclusi i paesi balcanici
|
Figura 10. Densità di popolazione e punteggio ESI per i paesi dell'Africa subshariana e australe. RND Ruanda, NGA Nigeria, SNG Senegal, GBN Gabon, SUD Sudan, ETP Etiopia
|
In questo contesto viene spontaneo estendere il confronto di Figura 5, fra Gabon e Sudan, anche al Ruanda, che rappresenta l'altro 'estremo' africano in termini di densità di popolazione, fatto che è stato giudicato alla base del genocidio del 1994.[7] Il confronto fra i tre paesi è illustrato in Figura 11.
Figura 5. Confronto fra le componenti di Gabon, Sudan e Ruanda
|
Una critica che viene spontanea alla modalità di determinazione dell'ESI è il criterio della limitazione territoriale delle valutazioni, criterio solo parzialemente mitigato dalla considerazione degli indicatori relativi alla quinta componente: l'Amministrazione Globale. Questa infatti corrisponde a fattori generali e, per definizione, globali, ma non considera la collocazione di un dato territorio nazionale nel contesto geografico pertinente. Faccio un esempio per chiarire, Israele, che è per molti aspetti socio- economici un paese europeo, con un punteggio ESI di 50,9 si piazza al 62simo posto della classica, al di sopra di vari paesi dell'Unione Europea inclusa l'Italia (50,1). Fra i paesi confinanti però la più prossima è la Giordania, 84sima (con 47,8), mentre Egitto, Siria, Libano e altri paesi limitrofi si piazzano tutti al di sotto del 115simo posto, con valori di ESI inferiori a 44,0. Appare evidente che la considerazione della capacità di un paese di mantenere il proprio benessere ambientale nel lungo periodo, dipenda, almeno in parte, dalla vicinanza con paesi che perseguono lo stesso fine con la stessa intensità.
In conclusione si può dire che l'indice ESI è sicurmente una tentativo interessante di valutare la complessità delle società moderne con criteri che tentano di superare il puro 'ecologismo' e il puro 'economicismo'. E' ovvio che, da un punto di vista ecologista questo tentativo sia comunque insoddisfacente in quanto premia quelle società industrializzate che sono i maggiori consumatori di risorse. Tuttavia in una prospettiva di confronto, all'interno delle diverse categorie di paesi: sviluppati, in via di sviluppo, sottosviluppati ecc può essere un utile strumento per valutare le politiche sostenibili da quelle palesemente non sostenibili.
Tabella 3. Componente n. 1: Ecosistemi
C |
n. |
Indicatori |
n. |
Variabile |
|
1 |
Qualità dell'aria |
1 |
Concentrazione di NO2 pesata sulla popolazione urbana |
2 |
Concentrazione di SO2 pesata sulla popolazione urbana |
3 |
Concentrazione di PTS pesata sulla popolazione urbana |
4 |
Inquinamento degli interni da uso di combustibili solidi |
2 |
Biodiversità |
5 |
% di territorio in ecoregioni minacciate |
6 |
% di specie di uccelli minacciate sul numero di specie note di uccelli che nidificano nel paese |
7 |
% di specie di mammiferi minacciate sul numero di specie note di mammiferi nel paese |
8 |
% di specie di anfibi minacciate sul numero di specie note di anfibi nel paese |
9 |
Indice Nazionale di Biodiversità (National Biodiversity Index) |
3 |
Suolo |
10 |
% dell'area totale (incluse le acque interne) di suolo con bassissimo impatto antropogenico |
11 |
% dell'area totale (incluse le acque interne) di suolo con altissimo impatto antropogenico |
4 |
Qualità delle acque |
12 |
Concentrazione di ossigeno disciolto |
13 |
Conduttività elettrica |
14 |
Concentrazione di fosforo |
15 |
Solidi sospesi |
5 |
Quantità di acqua |
16 |
Acqua dolce disponibile pro capite |
17 |
Acqua dolce nel sottosuolo |
Tabella 4. Componente n. 2: Riduzione degli stress ambientali
|
n. |
Indicatori |
n. |
Variabile |
|
6 |
Riduzione dell' inquinamento dell'aria |
18 |
Consumo di carbone per unità di area popolata |
19 |
Emissioni di NO2 di origine antropica, per unità di area popolata |
20 |
Emissioni di SO2 di origine antropica, per unità di area popolata |
21 |
Emissioni di COV di origine antropica, per unità di area popolata |
22 |
Numero di veicoli in uso per unità di area popolata |
7 |
Riduzione degli stress sugli ecosistemi |
23 |
Tasso di variazione della copertura forestale media annuale dal 1990 al 2000 |
24 |
Eccesso di acidificazione determinata dalla deposizione di zolfo antropogenico |
8 |
Riduzione della pressione demografica |
25 |
% di variazione della popolazione prevista 2004- 2050 |
26 |
Tasso di fertilità totale |
9 |
Riduzione di consumi e rifiuti * |
27 |
Impronta ecologica pro capite |
28 |
Tasso di riciclo dei rifiuti |
29 |
Produzione di rifiuti pericolosi |
10 |
Riduzione degli stress legati all'acqua |
30 |
Quantità di inquinanti organici industriali emessi (BOD) in rapporto alla disponibilità di acque dolci |
31 |
Consumo di fertilizzanti per ettaro di suolo arabile |
32 |
Consumo di pesticidi per ettaro di suolo arabile |
33 |
% di paese in condizioni di grave stress idrico |
11 |
Amministrazione delle risorse naturali |
34 |
Produttività della pesca eccessiva |
35 |
% totale di foresta certificata come amministrata in modo sostenibile |
36 |
World Economic Forum Survey sui sussidi |
37 |
% di area salinizzata a causa dell'irrigazione sull'area di suolo arabile totale |
38 |
Sussidi agricoli |
* Reducing waste & consumtion pressures. Riduzione delle pressioni indotte dai consumi e dalla produzione di rifiuti. NdT.
Tabella 5. Componente n. 3: Riduzione della vulnerabilità umana
|
n. |
Indicatori |
n. |
Variabile |
|
12 |
Salute ambientale |
39 |
Tasso di mortalità per malattie infettive intestinali |
40 |
Tasso di mortalità infantile per malatie respiratorie |
41 |
Tasso di mortalità inferiore a 5 anni per 1000 nati vivi |
13 |
Nutrizione umana di base |
42 |
Percentuale di malnutriti sulla popolazione totale |
43 |
% della popolazione che ha accesso a fonti di acqua potabile migliorata |
14 |
Riduzione della vulnerabilità rispetto ai disastri naturali legati all'ambiente |
44 |
Numero di morti per milione di abitanti da alluvioni, cicloni tropicali e siccità |
45 |
Indice di esposizione ai rischi ambientali |
Tabella 6. Componente n. 4: Potenziale sociale ed istituzionale
|
n. |
Indicatori |
n. |
Variabile |
|
15 |
Governance ambientale |
46 |
Rapporto fra il prezzo locale della benzina e la media mondiale |
47 |
Misure anticorruzione |
48 |
Efficienza del governo |
49 |
% di area totale in condizioni di protezione |
50 |
World Economic Forum Survery sulla governance ambientale |
51 |
Ruolo della legge |
52 |
Iniziative Locali di Agenda 21 per milione di abitanti |
53 |
Libertà civili e politiche |
54 |
Percentuale di variabili mancanti dalla CGSDI "Rio to Josburg Dashboard" |
55 |
Organizzazioni Membro di IUCN per milione di abitanti |
56 |
Creazione di conoscenza in scienze ambientali, della tecnologia e politiche |
57 |
Misura della democrazia |
16 |
Eco-efficienza |
58 |
Efficienza energetica |
59 |
Produzione di energia idroelettrica e da fonti rinnovabili come percentuale della produzione totale di energia |
17 |
Reattività del settore privato |
60 |
Dow Jones Sustainability Group Index (DJSGI) |
61 |
Rating Innovest EcoValue medio delle imprese acquartierate nel paese |
62 |
Numero di imprese certificate ISO 14001 per milione di dollari di PIL |
63 |
World Economic Forum Survery sulla innovazione ambientale del settore privato |
64 |
Partecipazione al Programma 'responsible care' delle Associazioni delle Manifatture Chimiche |
17 |
Scienza e tecnologia |
65 |
Indice di innovazione |
66 |
Indice di accesso digitale |
67 |
Tasso di completamento dell'istruzione primaria femminile |
68 |
Tasso lordo di assunzioni nel terziario |
69 |
Numero di ricercatori per milione di abitanti |
Tabella 7. Componente n. 5: Amministrazione globale
|
n. |
Indicatori |
n. |
Variabile |
|
19 |
Partecipazione a sforzi di collaborazione internazionale |
70 |
Numero di affiliazioni in organizzazioni intergovernative sull'ambiente |
71 |
Contributi al finanziamento di progetti internazionali e bilaterali di tutela ambientale e aiuto allo sviluppo |
72 |
Partecipazione ad accordi ambientali internazionali |
20 |
Emissione di gas serra |
73 |
Emissioni di carbonio per milione di dollari di PIL |
74 |
Emissioni di carbonio pro-capite |
21 |
Riduzione della pressione ambientale transfrontaliera |
75 |
Esportazioni transfrontaliera di SO2 |
76 |
Importazioni di merci e materie prime inquinanti come percentuale delle importazioni totali di beni e servizi |
Tabella 8: Classifica e punteggio ESI 2005. La prima colonna indica la posizione del paese riportato nella seconda colonna, la terza colonna è il punteggio ESI la quarta il punteggio OCSE e la quinta il punteggio dei paesi non- OCSE.
|
1 Finland |
75.1 |
1 |
|
38 |
Malaysia |
54.0 |
|
23 |
2 Norway |
73.4 |
2 |
|
39 |
Congo |
53.8 |
|
24 |
3 Uruguay |
71.8 |
|
1 |
40 |
Mali |
53.7 |
|
25 |
4 Sweden |
71.7 |
3 |
|
41 |
Netherlands |
53.7 |
16 |
|
5 lceland |
70.8 |
4 |
|
42 |
Chile |
53.6 |
|
26 |
6 Canada |
64.4 |
5 |
|
43 |
Bhutan |
53.5 |
|
27 |
7 Switzerland |
63.7 |
6 |
|
44 |
Armenia |
53.2 |
|
28 |
8 Guyana |
62.9 |
|
2 |
45 |
United States |
52.9 |
17 |
|
9 Argentina |
62.7 |
|
3 |
46 |
Myanmar |
52.8 |
|
29 |
10 Austria |
62.7 |
7 |
|
47 |
Belarus |
52.8 |
|
30 |
11 Brazil |
62.2 |
|
4 |
48 |
Slovakia |
52.8 |
18 |
|
12 Gabon |
61.7 |
|
5 |
49 |
Ghana |
52.8 |
|
31 |
13 Australia |
61.0 |
8 |
|
50 |
Cameroon |
52.5 |
|
32 |
14 New Zealand |
60.9 |
9 |
|
51 |
Ecuador |
52.4 |
|
33 |
15 Latvia |
60.4 |
|
6 |
52 |
Laos |
52.4 |
|
34 |
16 Peru |
60.4 |
|
7 |
53 |
Cuba |
52.3 |
|
35 |
17 Paraguay |
59.7 |
|
8 |
54 |
Hungary |
52.0 |
19 |
|
18 Costa Rica |
59.6 |
|
9 |
55 |
Tunisia |
51.8 |
|
36 |
19 Croatia |
59.5 |
|
10 |
56 |
Georgia |
51.5 |
|
37 |
20 Bolivia |
59.5 |
|
11 |
57 |
Uganda |
51.3 |
|
38 |
21 lreland |
59.2 |
10 |
|
58 |
Moldova |
51.2 |
|
39 |
22 Lithuania |
58.9 |
|
12 |
59 |
Senegal |
51.1 |
|
40 |
23 Colombia |
58.9 |
|
13 |
60 |
Zambia |
51.1 |
|
41 |
24 Albania |
58.8 |
|
14 |
61 |
Bosnia & Herze. |
51.0 |
|
42 |
25 Central Afr. Rep. |
58.7 |
|
15 |
62 |
lsrael |
50.9 |
|
43 |
26 Denmark |
58.2 |
11 |
|
63 |
Tanzania |
50.3 |
|
44 |
27 Estonia |
58.2 |
|
16 |
64 |
Madagascar |
50.2 |
|
45 |
28 Panama |
57.7 |
|
17 |
65 |
Nicaragua |
50.2 |
|
46 |
29 Slovenia |
57.5 |
|
18 |
66 |
United Kingdom |
50.2 |
20 |
|
30 Japan |
57.3 |
12 |
|
67 |
Greece |
50.1 |
21 |
|
31 Germany |
56.9 |
13 |
|
68 |
Cambodia |
50.1 |
|
47 |
32 Namibia |
56.7 |
|
19 |
69 |
ltaly |
50.1 |
22 |
|
33 Russia |
56.1 |
|
20 |
70 |
Bulgaria |
50.0 |
|
48 |
34 Botswana |
55.9 |
|
21 |
71 |
Mongolia |
50.0 |
|
49 |
35 P. N. Guinea |
55.2 |
|
22 |
72 |
Gambia |
50.0 |
|
50 |
36 France |
55.2 |
14 |
|
73 |
Thailand |
49.7 |
|
51 |
37 Portugal |
54.2 |
15 |
|
74 |
Malawi |
49.3 |
|
52 |
75 Indonesia |
48.8 |
|
53 |
111 Togo |
44.5 |
|
84 |
76 Spain |
48.8 |
23 |
|
112 Belgium |
44.4 |
28 |
|
77 Guinea-Bissau |
48.6 |
|
54 |
113 Dem. Rep. Congo |
44.1 |
|
85 |
78 Kazakhstan |
48.6 |
|
55 |
114 Bangladesh |
44.1 |
|
86 |
79 Sri Lanka |
48.5 |
|
56 |
115 Egypt |
44.0 |
|
87 |
80 Kyrgyzstan |
48.4 |
|
57 |
116 Guatemala |
44.0 |
|
88 |
81 Guinea |
48.1 |
|
58 |
117 Syria |
43.8 |
|
89 |
82 Venezuela |
48.1 |
|
59 |
118 EI Salvador |
43.8 |
|
90 |
83 Oman |
47.9 |
|
60 |
119 Dominican Rep. |
43.7 |
|
91 |
84 Jordan |
47.8 |
|
61 |
120 Sierra Leone |
43.4 |
|
92 |
85 Nepal |
47.7 |
|
62 |
121 Liberia |
43.4 |
|
93 |
86 Benin |
47.5 |
|
63 |
122 South Korea |
43.0 |
29 |
|
87 Honduras |
47.4 |
|
64 |
123 Angola |
42.9 |
|
94 |
88 Còte d’Ivoire |
47.3 |
|
65 |
124 Mauritania |
42.6 |
|
95 |
89 Serbia & Montenegro |
47.3 |
|
66 |
125 Libya |
42.3 |
|
96 |
90 Macedonia |
47.2 |
|
67 |
126 Philippines |
42.3 |
|
97 |
91 Turkey |
46.6 |
24 |
|
127 VietNam |
42.3 |
|
98 |
92 Czech Rep. |
46.6 |
25 |
|
128 Zimbabwe |
41.2 |
|
99 |
93 South Africa |
46.2 |
|
68 |
129 Lebanon |
40.5 |
|
100 |
94 Romania |
46.2 |
|
69 |
130 Burundi |
40.0 |
|
101 |
95 Mexico |
46.2 |
|
26 |
131 Pakistan |
39.9 |
|
102 |
96 Algeria |
46.0 |
|
70 |
132 Iran |
39.8 |
|
103 |
97 Burkina Faso |
45.7 |
|
71 |
133 China |
38.6 |
|
104 |
98 Nigeria |
45.4 |
|
72 |
134 Tajikistan |
38.6 |
|
105 |
99 Azerbaijan |
45.4 |
|
73 |
135 Ethiopia |
37.9 |
|
106 |
100 Kenya |
45.3 |
|
74 |
136 Saudi Arabia |
37.8 |
|
107 |
101 India |
45.2 |
|
75 |
137 Yemen |
37.3 |
|
108 |
102 Poland |
45.0 |
27 |
|
138 Kuwait |
36.6 |
|
109 |
103 Niger |
45.0 |
|
76 |
139 Trinidad & Tobago |
36.3 |
|
110 |
104 Chad |
45.0 |
|
77 |
140 Sudan |
35.9 |
|
111 |
105 Morocco |
44.8 |
|
78 |
141 Haiti |
34.8 |
|
112 |
106 Rwanda |
44.8 |
|
79 |
142 Uzbekistan |
34.4 |
|
113 |
107 Mozambique |
44.8 |
|
80 |
143 Iraq |
33.6 |
|
114 |
108 Ukraine |
44.7 |
|
81 |
144 Turkmenistan |
33.1 |
|
115 |
109 Jamaica |
44.7 |
|
82 |
145 Taiwan |
32.7 |
|
116 |
110 UnitedArabEm. |
44.6 |
|
83 |
146 NorthKorea |
29.2 |
|
117 |
Bibliografia
- Daniel C. Esty. 2005 Environmental Sustainability Index. 28 January 2005. http://www.yale.edu/esi/.
- M. Wackernagel, N. B. Schulz, D. Deumling, A. C. Linares, M. Jenkins, V. Kapos, C. Monfreda, J. Loh, N. Myers, R. Norgaard and J. Randers, Tracking the Ecological Overshoot of the Human Economy, Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America 99, pp. 9266-9271 (2002). http://www.pnas.org/cgi/content/full/99/14/9266
- M. Wackernagel and J. D. Yount, The Ecological Footprint: an Indicator of Progress Toward Regional Sustainability, Environmental Monitoring and Assessment 51, pp. 511-529 (1998).
- J. Holmberg, U. Lundqvist, K. H. Robert and M. Wackernagel, The Ecological Footprint From a Systems Perspective of Sustainability, International Journal of Sustainable Development and World Ecology 6, pp. 17-33 (1999).
- M. L. Imhoff, L. Bounoua, T. Ricketts, C. Loucks, R. Harriss and W. T. Lawrence, Global Patterns in Human Consumption of Net Primary Production, Nature 429, pp. 870-873 (2004).
- H. Haberl, M. Wackernagel, F. Krausmann, K. H. Erb and C. Monfreda, Ecological Footprints and Human Appropriation of Net Primary Production: a Comparison, Land Use Policy 21, pp. 279-288 (2004).
- Jared Diamond, Collapse: How Societies Choose to Fail or Succeed. Penguin Group Ltd, London 2005.
Appendice A. Modalità di calcolo di un indice calcolato aggregando dati non omogenei.
Suppongo che il lettore abbia la curiosità di capire come venga fatta l'aggregazione di dati disomogenei (riportati in diverse unità di misura) come quelli di variabili e indicatori delle Tabelle 3- 7. La tecnica statistica è abbastanza semplice e funziona così. Per ogni variabile si calcola la media aritmetica e la deviazione standard(*). Poi, se un valore maggiore della media è, in termini di sostenibilità, un dato favorevole, si sottrae a questo valore la media, viceversa se un valore piccolo è un dato favorevole, di sottrae questo valore alla media. In questo modo le variabili favorevoli ad una elevata sostenibilità assumono valori numerici positivi. Infine ciascun dato viene diviso per la deviazione standard. In questo modo i dati disomogenei di ciascuna variabile vengono riportati ad un comune criterio di valutazione statistica.
Facciamo un esempio per chiarire meglio le modalità di valutazione utilizzate. Supponiamo di voler acquistare una vettura, siccome non siamo ricchi e siamo degli ecologisti per noi i parametri da considerare sono: 1) il prezzo (misurato in euro), 2) i consumi (in litri di carburante per 100 Km), 3) il numero di passeggeri, 4) il volume del bagagliaio (in metri cubi), 5) il peso (in Kg). Supponiamo di confrontare alcune macchine con il fine di massimizzare la compatibilità ambientale, la comodità e l'economicità. Secondo questo criterio bassi consumi e basso peso saranno favorevoli dalla compatibilità ambientale, un volume ed un alto numero di passeggeri saranno favorevoli al comfort, e infine il basso prezzo e bassi consumi indicheranno l'economicità. Facciamo un confronto fra cinque tipologie di automobile. I risultati, calcolati con valori indicativi, sono riportati in Tabella A1. Evidentemente con una media uniforme degli indicatori scelti, e con i dati riportati, che non sono necessariamente aderenti alla realtà, la Station wagon risulta l'automobile che combina le migliori prestazioni ecologiche, economiche e di comodità.
(*) La media aritmetica di un insieme N di numeri x1, x2, ..... xN è definita come:
La deviazione standard della stessa distribuzione di numeri è data da:
Tabella A1. Esempio di aggregazione di dati non omogenei
|
SW
|
Utilitaria
|
Lusso
|
Sportiva
|
SUV
|
Media
|
σ
|
Prezzo (€)
|
25000
|
12000
|
140000
|
45000
|
60000
|
56400.00
|
50222.50
|
Scarto
|
31400
|
44000
|
-83600
|
11400
|
-3600
|
-
|
-
|
Indice prezzo
|
0.6252
|
0.8841
|
-1.6646
|
0.2270
|
-0.0717
|
-
|
-
|
Consumi (l)
|
5
|
6
|
20
|
10
|
15
|
11,20
|
6,30
|
Scarto
|
6,2
|
5,2
|
-8,8
|
1,2
|
-3,8
|
-
|
-
|
Indice consumi
|
0.9840
|
0.8253
|
-1.3966
|
0.1905
|
-0.6031
|
-
|
-
|
Peso (kg)
|
1500
|
1000
|
1800
|
1500
|
2500
|
1660.00
|
550,45
|
Scarto
|
160
|
660
|
-140
|
160
|
-840
|
-
|
-
|
Indice peso
|
0.2907
|
1.1990
|
-0.2543
|
0.2907
|
-1.5260
|
-
|
-
|
Passeggeri
|
5
|
5
|
2
|
5
|
6
|
4,60
|
1,52
|
Scarto
|
0,4
|
0,4
|
-2,6
|
0,4
|
1,4
|
-
|
-
|
Indice pass.
|
0.2638
|
0.2638
|
-1.7144
|
0.2638
|
0.9231
|
-
|
-
|
Volume (m3)
|
1
|
0.5
|
0.1
|
0.5
|
1
|
0,62
|
0,38
|
Scarto
|
0,38
|
-0,12
|
-0,52
|
-0,12
|
0,38
|
-
|
-
|
Indice volume
|
0.9911
|
-0.3130
|
--1.3563
|
-0.3130
|
0.9911
|
|
|
Indice aggr.
|
3.15489
|
2.8591
|
-6.3862
|
0.6589
|
-0.2865
|
-
|
-
|
|