La storia della Terra ha conosciuto profondi cambiamenti, cataclismi e rivoluzioni. L’uomo spesso, per sopravvivere, si è dovuto adattare ai “capricci” del pianeta. Negli due ultimi secoli, e in particolare negli ultimi cento anni, grazie alla rivoluzione industriale, all’utilizzo di combustibili fossili per la produzione di energia e agli sviluppi della scienza e della tecnologia sembra che l’uomo abbia finalmente raggiunto standard di vita che un tempo nemmeno poteva immaginare dominando la natura come mai era accaduto nella storia dell’umanità. La nostra vita e la nostra economia sono radicalmente cambiate, ma sono allo stesso tempo divenute tremendamente dipendenti dall’energia e in particolare dal petrolio e da altre fonti esauribili quali gas naturale e carbone. Nuovi problemi si trovano ora di fronte a noi, un tempo sconosciuti, quali l’inquinamento, la sovrappopolazione del pianeta, l’esaurimento delle risorse in particolare quelle energetiche.
Perchè il petrolio è così importante
Il Petrolio nel mondo
Per capire come mai la nostra economia e il nostro stile di vita sia così fortemente dipendente dal petrolio basta dare uno sguardo ai seguenti numeri:
Attualmente non esiste nessuna altra fonte di energia, rinnovabile o non rinnovabile, che possa sostituire il petrolio, che si presenta essere ancora la fonte più versatile, efficiente e a basso costo che l’uomo sia in grado di sfruttare.
Uno sguardo sull'Italia:
In Italia consumiamo mediamente:
Considerando anche le altre fonti energetiche importate (gas, carbone, nucleare), nel 2004, la bolletta energetica italiana è stata di circa 30 miliardi di Euro. Nel 2005, con gli aumenti dei prezzi potrebbe salire a 40-50 miliardi, ovvero quasi il 20% del nostro export.
Quanto durerà il petrolio? Risorse disponibili e consumi
E’ evidente quindi che per l’economia mondiale in generale, e per quella Italiana in particolare, è fondamentale capire quale sia la disponibilità di petrolio e quale intervallo di tempo ci resta per elaborare tecnologie e competenze che ci permettano di uscire da un’estrema dipendenza dal così detto “oro nero”. Inoltre è importante non solo capire fino a quando avremo petrolio da estrarre, ma soprattutto fino a quando l’offerta di petrolio, cioè il petrolio che riusciremmo ad estrarre quotidianamente, sarà in grado di soddisfare la domanda.
Negli anni ’60 un geologo americano (M.King Hubbert) aveva formulato una previsione, successivamente rivelatasi corretta, la quale affermava che a partire dal 1970 la produzione di petrolio negli Stati Uniti sarebbe inesorabilmente diminuita, cioè che avrebbe raggiunto un suo massimo proprio intorno al 1970. Questo massimo è conosciuto come “Picco di Hubbert” e può essere definito come il punto in cui ulteriori aumenti di produzione risultano antieconomici, mentre la “curva di Hubbert”, solitamente una curva a “campana”, descrive nel tempo le dinamiche di estrazione della risorsa esauribile. Questo tipo di andamento, modellizzato dal geologo statunitense, è stato già osservato diverse volte in natura: ricordiamo la produzione di olio di balena negli Stati Uniti nel secolo diciannovesimo, la produzione di carbone in Pennsylvania e il già citato picco di produzione del petrolio negli USA nel 1970.
Figura 1 Il raggiungimento del “picco di Hubbert” nell’estrazione di petrolio negli USA
Quanto petrolio rimane? Quanto durerà? A che velocità lo stiamo consumando? Cerchiamo di rispondere a queste domande.
Per capire quanto petrolio rimane è necessario analizzare le varie fonti e i consultare i vari organismi che si occupano di fare stime e previsioni, poiché non esiste un dato unico e inequivocabile valido per tutti. Infatti bisogna considerare che, da una parte è effettivamente complesso stimare in modo esatto le risorse, dall’altra vi sono interessi politici ed economici che possono influenzare i risultati di dette analisi in maniera parziale e non obiettiva. Cominciamo a considerare le previsioni che possiamo definire maggiormente ottimiste in quanto collocano abbastanza avanti nel tempo il raggiungimento del fatidico picco.
Le Majors petrolifere e i paesi produttori:
L’IEA (International Energy Agency fondata dai paesi industrializzati e alcuni paesi produttori) accetta per la prima volta nella sua relazione “World Energy Outlook 2004” la nozione di “Picco del petrolio”, anche se non indica ancora una data certa per questo evento, che, secondo l’IEA, potrebbe porsi in un arco di tempo che va dal 2015 al 2033, a seconda delle varie ipotesi che si formulano sulle riserve stimate e sull’evoluzione dei consumi.
Secondo una delle più importanti Majors petrolifere, Exxon Mobil, benché il petrolio e il gas naturale rimarranno nei prossimi decenni le fonti energetiche per eccellenza, da qui sino al 2015 la metà della domanda mondiale dovrà essere soddisfatta da giacimenti non ancora scoperti:
Figura 2 Previsione di Exxon Mobile per quanto riguarda l’approvvigionamento e il consumo di petrolio e gas fino al 2015 espressa in milioni di barili di petrolio equivalenti (MBDOE)
Tuttavia secondo le Majors e i paesi produttori aderenti all’OPEC (Algeria, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Venezuela) possiamo essere ottimisti poiché il problema del raggiungimento del picco del petrolio è ancora un problema che riguarda solo le generazioni future, infatti:
Consideriamo però che per i paesi OPEC e l’analisi dell’IEA valgono le seguenti considerazioni:
Le previsioni del picco geologico dell’ASPO:
Come già menzionato i dati sono incerti, ma già a partire dagli anni ‘60, le stime delle risorse petrolifere globali si erano stabilizzate intorno a un valore medio di circa 2.000 miliardi di barili, secondo ASPO (Association for the Study of Peak Oil and Gas). I barili sarebbero però 3.000 secondo l’IEA.
Le scoperte di nuovi giacimenti hanno raggiunto il loro massimo storico verso la metà degli anni ‘60. Da allora sono in declino. È dal 1985 che si consuma più petrolio di quanto non se ne scopra.
Figura 3 Andamento delle scoperte di nuovi giacimenti e della produzione nel tempo: dati storici e previsione per quanto riguarda la scoperta futura di nuovi giacimenti
Inoltre, poiché, la produzione di petrolio non è mai stata costante nella storia, sia a causa dell'espansione economica sia dell'aumento della popolazione mondiale, è necessario fare anche un modello della futura evoluzione della domanda, che verosimilmente continuerà ad aumentare fino al 40% in più nei prossimi 20 anni, per capire per quanto tempo ancora possiamo pensare di avere petrolio sufficiente e ad un prezzo conveniente.
L’ASPO, un network di scienziati e geologi indipendenti affiliati alle istituzioni europee e alle università, che hanno interesse nel determinare la data di realizzazione del picco e il conseguente declino della produzione di petrolio e gas, ha cominciato a parlare di picco ed esaurimento molto prima dell’IEA, ponendo una probabile data per il massimo della produzione attorno al 2007-2010 per il petrolio “convenzionale”. Altri tipi di petrolio (pesante, profondo, ecc.) sposteranno il picco di poco in avanti. Il metodo utilizzato per prevedere l’andamento della produzione mondiale di petrolio si rifà al modello di Hubbert precedentemente citato.
Tale modello prevede che inizialmente, sia facile trovare i pozzi più grandi e più accessibili, via via che i pozzi grandi si esauriscono, bisogna cercare e sfruttare pozzi piccoli, e questo a costi maggiori. Ad un certo punto, i costi diventano talmente alti che la produzione comincia a diminuire. Questo effetto è la base della teoria di Hubbert che dice che la produzione di una risorsa esauribile passa per un massimo e poi tende a calare.
Figura 4 Le previsioni del “picco di Hubbert” secondo l’ASPO. La quantità di petrolio estratta raggiungerà il suo massimo attorno al 2010.
Il problema di un’approssimarsi quindi del picco di estrazione mondiale del petrolio sembra essere entrato nel dibattito come ipotesi assai concreta e reale, anche se non c’è accordo sulle date. A riprova di ciò possiamo anche considerare che:
I paesi consumatori si stanno seriamente ponendo il problema per evitare di essere colti di sorpresa?
Scenari futuri post-picco
Il metodo di Hubbert, applicato alla situazione attuale calcola un picco intorno al 2010, il cui verificarsi porterebbe alle conseguenze di seguito riportate:
Purtroppo dobbiamo constatare che tutte queste cose le stiamo in parte già osservando.
Cosa fare?
Senz’altro problemi così complessi richiedono soluzioni altrettanto complesse e articolate, che richiedono, tra l’altro accordi sovranazionali e visioni di lungo termine per poter sperare in una qualche efficacia nella loro attuazione. Esula naturalmente, dallo scopo del presente articolo, analizzare le possibili misure da intraprendere per affrontare il problema senza conseguenze catastrofiche per le popolazioni e per l’economia mondiale. Nel seguito vengono comunque indicati alcuni punti sui quali sarebbe necessario agire.
Il costo che bisogna pagare per affrontare fin da ora il problema è, per quanto elevato, trascurabile rispetto a quello che dovremmo affrontare in futuro se facciamo finta di niente oggi.
Bibliografia
Poiché la biografia sull’argomento è sterminata mi limito qui a dare alcune referenze utili per cominciare ad approfondire gli argomenti trattati
Siti Internet:
Articoli disponibili in internet sull’argomento:
Libri in italiano:
A cura di Pierangela Magioncalda e realizzato con
la collaborazione di Ugo Bardi presidente di ASPO Italia