Petrolio: siamo al punto critico?

La storia della Terra ha conosciuto profondi cambiamenti, cataclismi e rivoluzioni. L’uomo spesso, per sopravvivere, si è dovuto adattare ai “capricci” del pianeta. Negli due ultimi secoli, e in particolare negli ultimi cento anni, grazie alla rivoluzione industriale, all’utilizzo di combustibili fossili per la produzione di energia e agli sviluppi della scienza e della tecnologia sembra che l’uomo abbia finalmente raggiunto standard di vita che un tempo nemmeno poteva immaginare dominando la natura come mai era accaduto nella storia dell’umanità. La nostra vita e la nostra economia sono radicalmente cambiate, ma sono allo stesso tempo divenute tremendamente dipendenti dall’energia e in particolare dal petrolio e da altre fonti esauribili quali gas naturale e carbone. Nuovi problemi si trovano ora di fronte a noi, un tempo sconosciuti, quali l’inquinamento, la sovrappopolazione del pianeta, l’esaurimento delle risorse in particolare quelle energetiche.


Perchè il petrolio è così importante

Il Petrolio nel mondo
Per capire come mai la nostra economia e il nostro stile di vita sia così fortemente dipendente dal petrolio basta dare uno sguardo ai seguenti numeri:

  • Il 40% di tutta l’energia primaria mondiale viene dal petrolio
  • Il 90% di tutta l’energia usata per i trasporti viene dal petrolio
  • Il 65% del petrolio viene usato per fare carburanti
  • Del restante si fa energia elettrica, riscaldamento degli edifici, asfalti, materie plastiche, fertilizzanti, prodotti chimici e medicinali
  • Il mondo consuma 25 miliardi di barili di petrolio “convenzionale” all’anno. Spesa mondiale: circa 1400 miliardi di dollari, ovvero 1000 miliardi di Euro

Attualmente non esiste nessuna altra fonte di energia, rinnovabile o non rinnovabile, che possa sostituire il petrolio, che si presenta essere ancora la fonte più versatile, efficiente e a basso costo che l’uomo sia in grado di sfruttare.

Uno sguardo sull'Italia:
In Italia consumiamo mediamente:

  • 5 litri di petrolio al giorno per persona: 1 litro di petrolio = 30 Eurocent (prezzi 2005);
  • 5 litri di petrolio = 1.5 Euro
  • Consumiamo un barile di petrolio al mese: 1 barile = 159 litri pari a circa 36 €
  • Consumo di petrolio annuale medio per una famiglia di 4 persone in Italia: 7.760 litri. Quasi 2.000 Euro ai prezzi del 2005.

Considerando anche le altre fonti energetiche importate (gas, carbone, nucleare), nel 2004, la bolletta energetica italiana è stata di circa 30 miliardi di Euro. Nel 2005, con gli aumenti dei prezzi potrebbe salire a 40-50 miliardi, ovvero quasi il 20% del nostro export.


Quanto durerà il petrolio? Risorse disponibili e consumi

E’ evidente quindi che per l’economia mondiale in generale, e per quella Italiana in particolare, è fondamentale capire quale sia la disponibilità di petrolio e quale intervallo di tempo ci resta per elaborare tecnologie e competenze che ci permettano di uscire da un’estrema dipendenza dal così detto “oro nero”. Inoltre è importante non solo capire fino a quando avremo petrolio da estrarre, ma soprattutto fino a quando l’offerta di petrolio, cioè il petrolio che riusciremmo ad estrarre quotidianamente, sarà in grado di soddisfare la domanda.

Negli anni ’60 un geologo americano (M.King Hubbert) aveva formulato una previsione, successivamente rivelatasi corretta, la quale affermava che a partire dal 1970 la produzione di petrolio negli Stati Uniti sarebbe inesorabilmente diminuita, cioè che avrebbe raggiunto un suo massimo proprio intorno al 1970. Questo massimo è conosciuto come “Picco di Hubbert” e può essere definito come il punto in cui ulteriori aumenti di produzione risultano antieconomici, mentre la “curva di Hubbert”, solitamente una curva a “campana”, descrive nel tempo le dinamiche di estrazione della risorsa esauribile. Questo tipo di andamento, modellizzato dal geologo statunitense, è stato già osservato diverse volte in natura: ricordiamo la produzione di olio di balena negli Stati Uniti nel secolo diciannovesimo, la produzione di carbone in Pennsylvania e il già citato picco di produzione del petrolio negli USA nel 1970.

Figura 1 Il raggiungimento del “picco di Hubbert” nell’estrazione di petrolio negli USA
Figura 1 Il raggiungimento del “picco di Hubbert” nell’estrazione di petrolio negli USA

Quanto petrolio rimane? Quanto durerà? A che velocità lo stiamo consumando? Cerchiamo di rispondere a queste domande.

Per capire quanto petrolio rimane è necessario analizzare le varie fonti e i consultare i vari organismi che si occupano di fare stime e previsioni, poiché non esiste un dato unico e inequivocabile valido per tutti. Infatti bisogna considerare che, da una parte è effettivamente complesso stimare in modo esatto le risorse, dall’altra vi sono interessi politici ed economici che possono influenzare i risultati di dette analisi in maniera parziale e non obiettiva. Cominciamo a considerare le previsioni che possiamo definire maggiormente ottimiste in quanto collocano abbastanza avanti nel tempo il raggiungimento del fatidico picco.

Le Majors petrolifere e i paesi produttori:
L’IEA (International Energy Agency fondata dai paesi industrializzati e alcuni paesi produttori) accetta per la prima volta nella sua relazione “World Energy Outlook 2004” la nozione di “Picco del petrolio”, anche se non indica ancora una data certa per questo evento, che, secondo l’IEA, potrebbe porsi in un arco di tempo che va dal 2015 al 2033, a seconda delle varie ipotesi che si formulano sulle riserve stimate e sull’evoluzione dei consumi.

Secondo una delle più importanti Majors petrolifere, Exxon Mobil, benché il petrolio e il gas naturale rimarranno nei prossimi decenni le fonti energetiche per eccellenza, da qui sino al 2015 la metà della domanda mondiale dovrà essere soddisfatta da giacimenti non ancora scoperti:


Figura 2 Previsione di Exxon Mobile per quanto riguarda l’approvvigionamento e il consumo di petrolio e gas fino al 2015 espressa in milioni di barili di petrolio equivalenti (MBDOE)
Figura 2 Previsione di Exxon Mobile per quanto riguarda l’approvvigionamento e il consumo di petrolio e gas fino al 2015 espressa in milioni di barili di petrolio equivalenti (MBDOE)

Tuttavia secondo le Majors e i paesi produttori aderenti all’OPEC (Algeria, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Venezuela) possiamo essere ottimisti poiché il problema del raggiungimento del picco del petrolio è ancora un problema che riguarda solo le generazioni future, infatti:

  • L’Arabia Saudita dichiara di avere un grandissimo potenziale inesplorato.
  • Nel Caspio si è aperta una nuova provincia petrolifera dalle potenzialità enormi.
  • La tecnologia, con i suoi progressi, aumenterà i ritrovamenti e migliorerà lo sfruttamento dei giacimenti.
  • Esistono riserve di olio non convenzionale.

Consideriamo però che per i paesi OPEC e l’analisi dell’IEA valgono le seguenti considerazioni:

  • Il valore reale delle riserve dei paesi dell’OPEC è un segreto di Stato e non ci sono certificazioni o dati attendibili formulati in modo indipendente.
  • Esiste un legame tra il volume delle riserve e le quote di produzione assegnate. È diffuso il sospetto che ci sia tendenza a gonfiare le riserve per ottenere quote di produzione favorevoli.
  • Le precedentemente citate riserve del Caspio, si sono rivelate negli anni assolutamente inferiori alle stime mirabolanti diffusesi in un primo momento (le stime iniziali parlavano di 200/250 Miliardi di barili). La quantità presente, seppur considerevole, è dell’ordine di una cinquantina di miliardi di barili, e pertanto non è in grado di spostare significativamente la data di raggiungimento del picco.
  • Il Kuwait nel 1985 aumenta le riserve del 50% apparentemente senza ragione, seguito dal Venezuela (nel 1988 con un aumento del 124%), e poi da Iran (nel 1988 con un aumento del 90%), Iraq (nel 1988 con un aumento di oltre il 50%) ed Emirati Arabi (nel 1988 che anno triplicato le loro riserve).
  • L’Arabia Saudita ha aumentato le riserve da 170 a 257 GB nel ‘90 e in seguito le ha tenute costanti nonostante la produzione. Lo stesso vale per gli altri pesi citati che hanno sostanzialmente mantenuto costanti le riserve (dati fino al 2002)

Le previsioni del picco geologico dell’ASPO:
Come già menzionato i dati sono incerti, ma già a partire dagli anni ‘60, le stime delle risorse petrolifere globali si erano stabilizzate intorno a un valore medio di circa 2.000 miliardi di barili, secondo ASPO (Association for the Study of Peak Oil and Gas). I barili sarebbero però 3.000 secondo l’IEA.

Le scoperte di nuovi giacimenti hanno raggiunto il loro massimo storico verso la metà degli anni ‘60. Da allora sono in declino. È dal 1985 che si consuma più petrolio di quanto non se ne scopra.

Figura 3 Andamento delle scoperte di nuovi giacimenti e della produzione nel tempo: dati storici e previsione per quanto riguarda la scoperta futura di nuovi giacimenti
Figura 3 Andamento delle scoperte di nuovi giacimenti e della produzione nel tempo: dati storici e previsione per quanto riguarda la scoperta futura di nuovi giacimenti

Inoltre, poiché, la produzione di petrolio non è mai stata costante nella storia, sia a causa dell'espansione economica sia dell'aumento della popolazione mondiale, è necessario fare anche un modello della futura evoluzione della domanda, che verosimilmente continuerà ad aumentare fino al 40% in più nei prossimi 20 anni, per capire per quanto tempo ancora possiamo pensare di avere petrolio sufficiente e ad un prezzo conveniente.

L’ASPO, un network di scienziati e geologi indipendenti affiliati alle istituzioni europee e alle università, che hanno interesse nel determinare la data di realizzazione del picco e il conseguente declino della produzione di petrolio e gas, ha cominciato a parlare di picco ed esaurimento molto prima dell’IEA, ponendo una probabile data per il massimo della produzione attorno al 2007-2010 per il petrolio “convenzionale”. Altri tipi di petrolio (pesante, profondo, ecc.) sposteranno il picco di poco in avanti. Il metodo utilizzato per prevedere l’andamento della produzione mondiale di petrolio si rifà al modello di Hubbert precedentemente citato.

Tale modello prevede che inizialmente, sia facile trovare i pozzi più grandi e più accessibili, via via che i pozzi grandi si esauriscono, bisogna cercare e sfruttare pozzi piccoli, e questo a costi maggiori. Ad un certo punto, i costi diventano talmente alti che la produzione comincia a diminuire. Questo effetto è la base della teoria di Hubbert che dice che la produzione di una risorsa esauribile passa per un massimo e poi tende a calare.

Figura 4 Le previsioni del “picco di Hubbert” secondo l’ASPO. La quantità di petrolio estratta raggiungerà il suo massimo attorno al 2010

Figura 4 Le previsioni del “picco di Hubbert” secondo l’ASPO. La quantità di petrolio estratta raggiungerà il suo massimo attorno al 2010.

Il problema di un’approssimarsi quindi del picco di estrazione mondiale del petrolio sembra essere entrato nel dibattito come ipotesi assai concreta e reale, anche se non c’è accordo sulle date. A riprova di ciò possiamo anche considerare che:

  • Il picco di produzione esiste ed è stato raggiunto in molte aree: USA, Europa continentale, Mare del Nord.
  • Il ritrovamento di giacimenti giganti si è fatto molto più raro.
  • Le grandi compagnie petrolifere fanno fatica a rimpiazzare la produzione
  • Ormai restano pochi bacini inesplorati.
  • Ci sono dubbi circa le riserve dichiarate dai grandi paesi produttori.

I paesi consumatori si stanno seriamente ponendo il problema per evitare di essere colti di sorpresa?


Scenari futuri post-picco

Il metodo di Hubbert, applicato alla situazione attuale calcola un picco intorno al 2010, il cui verificarsi porterebbe alle conseguenze di seguito riportate:

  • I settori più impattati all’inizio saranno il trasporto aereo e l’agricoltura, seguiranno gli altri settori come trasporto in superficie, l’industria automobilistica e il turismo.
  • Assisteremo ad un progressivo aumento dei prezzi dei carburanti tali da rendere impossibile lo stile di vita a cui è abituata la maggioranza della popolazione dei paesi industrializzati o cosiddetti “sviluppati”
  • Si arriverà ad una profonda recessione economica a livello mondiale
  • Aumenterà nel mondo l’instabilità politica
  • Nel tempo, si avrà una sostanziale riduzione della popolazione del pianeta.
  • Si scateneranno guerre per le risorse energetiche diventando queste ultime sempre più rare e strategiche

Purtroppo dobbiamo constatare che tutte queste cose le stiamo in parte già osservando.


Cosa fare?

Senz’altro problemi così complessi richiedono soluzioni altrettanto complesse e articolate, che richiedono, tra l’altro accordi sovranazionali e visioni di lungo termine per poter sperare in una qualche efficacia nella loro attuazione. Esula naturalmente, dallo scopo del presente articolo, analizzare le possibili misure da intraprendere per affrontare il problema senza conseguenze catastrofiche per le popolazioni e per l’economia mondiale. Nel seguito vengono comunque indicati alcuni punti sui quali sarebbe necessario agire.

  • I paesi importatori dovrebbero limitare i consumi in linea con la riduzione globale della produzione.
  • I paesi produttori dovrebbero limitare le esportazioni.
  • I paesi poveri dovrebbero godere dell’assegnazione di petrolio sufficiente per un livello di vita dignitoso
  • Le fonti esauribili, ma allo stesso tempo versatili ed efficienti quali il petrolio andrebbero utilizzate per i bisogni più urgenti, necessari e laddove effettivamente non sia utilizzabile un’altra forma di energia
  • Andrebbero fatti investimenti importanti sulle fonti rinnovabili di energia quali sole, vento, ecc.
  • Andrebbe rivisto il sistema economico attualmente vigente nel mondo, che predilige tra le altre cose, profitti e investimenti a breve termine nonché sfruttamenti irresponsabili delle risorse del pianeta
  • Bisognerebbe affrontare a livello globale il problema demografico, onde limitare la crescita iper-esponenziale della popolazione del pianeta

Il costo che bisogna pagare per affrontare fin da ora il problema è, per quanto elevato, trascurabile rispetto a quello che dovremmo affrontare in futuro se facciamo finta di niente oggi.


Bibliografia

Poiché la biografia sull’argomento è sterminata mi limito qui a dare alcune referenze utili per cominciare ad approfondire gli argomenti trattati

Siti Internet:

  1. ASPO International http://www.peakoil.net/
  2. ASPO Italia http://www.aspoitalia.net/
  3. http://www.oilcrisis.com/
  4. Exxon Mobile http://www.exxonmobil.com/corporate/
  5. International Energy Agency http://www.iea.org/

Articoli disponibili in internet sull’argomento:

  1. “Dinamiche di consumo dei combustibili fossili “ di Ugo Bardi, ASPO Italia, Aprile 2005 (http://www.aspoitalia.net/index.php?option=com_content&task=view&id=23&Itemid=25)
  2. “Un’introduzione alla teoria di Hubbert nella produzione di petrolio e di combustibili fossili” di Ugo Bardi, ASPO Italia, Giugno 2004
    (http://www.aspoitalia.net/documenti/bardi/hubbertintro/hubbertintrojun04.html)
  3. “ExxonMobil's 2004 Energy Outlook”
    (http://www2.exxonmobil.com/corporate/files/corporate/energyoutlook.pdf)
  4. “International Energy Agency accepts Peak-Oil: An analysis of Chapter 3 of the World Energy Outlook 2004” Kjell Aleklett, ASPO International, (http://www.peakoil.net/uhdsg/weo2004/TheUppsalaCode.html)

Libri in italiano:

  1. “LA FESTA È FINITA La scomparsa del petrolio, le nuove guerre, il futuro dell'energia”, Heinberg R., Fazi Editore, 2004
  2. “LA FINE DEL PETROLIO combustibili fossili e prospettive energetiche per il ventunesimo secolo”, Bardi U., Editori Riuniti, 2003

A cura di Pierangela Magioncalda e realizzato con
la collaborazione di Ugo Bardi presidente di ASPO Italia