I marziani di Lisbona: la conferenza sull'esaurimento del petrolio
Il 19/20 Maggio del 2005, si è tenuto in Portogallo, a Lisbona, il quarto convegno internazionale dell’associazione ASPO che studia l’esaurimento del petrolio. L’autore era fra i relatori e riassume qui le sue impressioni sul convegno.
In una cosa, gli arei sono come le botteghe dei barbieri: puoi leggere i giornali gratis. Nel volo da Roma a Lisbona, incastrato in un seggiolino scomodo, dopo aver mangiato un panino di gomma ripieno di prosciutto di plastica, non mi rimaneva gran che da fare oltre che leggere i giornali che la hostess distribuiva. Forse sarà stato per via della condizione di essere in volo sopra il Mediterraneo, ma da una panoramica di questi giornali, mi parso di essere un marziano su un disco volante. Mi sono chiesto, di cosa stanno parlando questi terrestri?
Destra o sinistra, “La Repubblica” oppure “Il Giornale” mi è parso di leggere le stesse cose. Si parla di una cosa chiamata “finanziaria” che implica tassare di più – o di meno – questo o quello, dare dei sussidi a questa o quella cosa, fare un nuovo condono, vendere le spiagge o dei palazzi, o altre proprietà dello stato. L’impressione non cambia leggendo i giornali finanziari (che non si trovano normalmente dal barbiere). Pare che ci siano problemi nei mercati internazionali dovuti a dei “tori” (bulls) oppure degli “orsi” (bears). Forse stanno parlando di qualche zoo? Sembra che ci sia anche gente che gioca a bocce da qualche parte, dato che vanno “lunghi” o “corti” nei riguardi di certe cose chiamate “futures”.
Al convegno, rimane l’impressione di essere un marziano, ma adesso mi trovo in una buona compagnia di extraterrestri. Sono tutti venuti per porsi delle domande concrete su un problema serio. Quanto petrolio ci rimane? Quanto potremo estrarne nel futuro, e a che prezzi? Che effetti avrà il progressivo esaurimento del petrolio sulla nostra vita? Domande che non hanno risposte semplici, ma sono domande importanti. Per cercare di rispondere ci sono più di 350 persone da tutto il mondo al convegno. Sono scienziati, economisti, geologi, fisici, biologi, ingegneri, politici, banchieri, consulenti finanziari e altre categorie.
Non racconterò in dettaglio quello che si è detto al convegno. Su una trentina di interventi plenari, pannelli, tavole rotonde e discussioni varie, sarebbe una cosa troppo lunga. Diciamo che fra gli esperti ci sono vari punti di vista, ma che tutti quelli che si occupano seriamente di queste cose sono ormai daccordo che c’è un problema di esaurimento delle risorse. Non è un piccolo problema, anzi, è uno di quei problemi che non sono solo grossi, sono immensi. Qualcuno dice che abbiamo ancora tempo, forse qualche decennio, prima che il problema diventi veramente grave. Altri dicono che che è già grave adesso o che, al massimo, è questione di qualche anno. Comunque sia, non potremo fare a meno di affrontarlo seriamente prima o poi.
Il petrolio non ha sostituti, è la chiave di volta di tutta l’economia planetaria; ce n’è sempre di meno e quello che c’è si trova in posti lontani i cui abitanti stanno cominciando a pensare che non sia una buona idea vendercelo a prezzi bassi come hanno fatto finora. Non che il petrolio sia alla fine, per carità; continueremo a estrarlo ancora per molto tempo. Il problema è che diventa sempre più caro. Se il petrolio è più caro, tutto diventa più caro (non è colpa dell’euro come ci raccontano). Da solo, il petrolio muove oltre un migliaio di miliardi di euro all’anno e se ne porta dietro altre svariate migliaia di miliardi nelle varie materie prime (dal carbone al gas naturale e via dicendo) che aumentano di prezzo in parallelo. Pensate che il prodotto nazionale lordo dell’Italia intera è di circa mille miliardi di Euro e da questo potete rendervi conto dell’importanza di queste cifre.
Gli aumenti dei prezzi del petrolio stanno causando un epocale trasferimento di ricchezza che pompa somme immense nelle casse dei produttori di petrolio, multinazionali o paesi che siano. Questi soldi vengono dai paesi che, invece, per tradizione trasformano le materie prime. Fra questi, l’Italia è quello più debole, e quindi quello che sta risentendo di più della situazione attuale. Se i prezzi sul mercato internazionale aumentano, non possiamo fare altro che stare zitti e pagare. Non abbiamo alternative: quel poco di petrolio che abbiamo sul nostro territorio non basta neanche lontanamente per le nostre esigenze, abbiamo un po’ di energia idroelettrica e poco altro; il resto dell’energia che consumiamo è tutto d’importazione. Ognuno di noi, in italia, consuma in media più di 5 litri di petrolio al giorno. Di questi, meno di due sono per il trasporto privato. Il resto sono tutti costi “invisibili” che però escono dalle nostre tasche. Questo fa del male, male parecchio, e farà male sempre di più.
A Lisbona, i partecipanti al convegno hanno identificato l’esaurmento delle risorse minerarie, in primo luogo il petrolio, come la sorgente di tutti i problemi economici planetari. Questi problemi, non si risolvono giocherellando con le tasse o gli incentivi. Sostenere queste cose porta il rischio di essere considerati davvero come dei marziani. Ma fra questi marziani di Lisbona c’erano alcuni degli scienziati più brillanti e più competenti d’Europa e del mondo. Non è detto che non stiano prendendo un abbaglio, ma c’è sempre più gente che pensa che potrebbero aver ragione. Se il problema dell’esaurimento delle risorse è prossimo, dobbiamo cominciare a pensare a come risolverlo, e il primo passo è rendersi conto che esiste.
In una cosa, gli arei sono come le botteghe dei barbieri: puoi leggere i giornali gratis. Nel volo da Roma a Lisbona, incastrato in un seggiolino scomodo, dopo aver mangiato un panino di gomma ripieno di prosciutto di plastica, non mi rimaneva gran che da fare oltre che leggere i giornali che la hostess distribuiva. Forse sarà stato per via della condizione di essere in volo sopra il Mediterraneo, ma da una panoramica di questi giornali, mi parso di essere un marziano su un disco volante. Mi sono chiesto, di cosa stanno parlando questi terrestri?
Destra o sinistra, “La Repubblica” oppure “Il Giornale” mi è parso di leggere le stesse cose. Si parla di una cosa chiamata “finanziaria” che implica tassare di più – o di meno – questo o quello, dare dei sussidi a questa o quella cosa, fare un nuovo condono, vendere le spiagge o dei palazzi, o altre proprietà dello stato. L’impressione non cambia leggendo i giornali finanziari (che non si trovano normalmente dal barbiere). Pare che ci siano problemi nei mercati internazionali dovuti a dei “tori” (bulls) oppure degli “orsi” (bears). Forse stanno parlando di qualche zoo? Sembra che ci sia anche gente che gioca a bocce da qualche parte, dato che vanno “lunghi” o “corti” nei riguardi di certe cose chiamate “futures”.
Al convegno, rimane l’impressione di essere un marziano, ma adesso mi trovo in una buona compagnia di extraterrestri. Sono tutti venuti per porsi delle domande concrete su un problema serio. Quanto petrolio ci rimane? Quanto potremo estrarne nel futuro, e a che prezzi? Che effetti avrà il progressivo esaurimento del petrolio sulla nostra vita? Domande che non hanno risposte semplici, ma sono domande importanti. Per cercare di rispondere ci sono più di 350 persone da tutto il mondo al convegno. Sono scienziati, economisti, geologi, fisici, biologi, ingegneri, politici, banchieri, consulenti finanziari e altre categorie.
Non racconterò in dettaglio quello che si è detto al convegno. Su una trentina di interventi plenari, pannelli, tavole rotonde e discussioni varie, sarebbe una cosa troppo lunga. Diciamo che fra gli esperti ci sono vari punti di vista, ma che tutti quelli che si occupano seriamente di queste cose sono ormai daccordo che c’è un problema di esaurimento delle risorse. Non è un piccolo problema, anzi, è uno di quei problemi che non sono solo grossi, sono immensi. Qualcuno dice che abbiamo ancora tempo, forse qualche decennio, prima che il problema diventi veramente grave. Altri dicono che che è già grave adesso o che, al massimo, è questione di qualche anno. Comunque sia, non potremo fare a meno di affrontarlo seriamente prima o poi.
Il petrolio non ha sostituti, è la chiave di volta di tutta l’economia planetaria; ce n’è sempre di meno e quello che c’è si trova in posti lontani i cui abitanti stanno cominciando a pensare che non sia una buona idea vendercelo a prezzi bassi come hanno fatto finora. Non che il petrolio sia alla fine, per carità; continueremo a estrarlo ancora per molto tempo. Il problema è che diventa sempre più caro. Se il petrolio è più caro, tutto diventa più caro (non è colpa dell’euro come ci raccontano). Da solo, il petrolio muove oltre un migliaio di miliardi di euro all’anno e se ne porta dietro altre svariate migliaia di miliardi nelle varie materie prime (dal carbone al gas naturale e via dicendo) che aumentano di prezzo in parallelo. Pensate che il prodotto nazionale lordo dell’Italia intera è di circa mille miliardi di Euro e da questo potete rendervi conto dell’importanza di queste cifre.
Gli aumenti dei prezzi del petrolio stanno causando un epocale trasferimento di ricchezza che pompa somme immense nelle casse dei produttori di petrolio, multinazionali o paesi che siano. Questi soldi vengono dai paesi che, invece, per tradizione trasformano le materie prime. Fra questi, l’Italia è quello più debole, e quindi quello che sta risentendo di più della situazione attuale. Se i prezzi sul mercato internazionale aumentano, non possiamo fare altro che stare zitti e pagare. Non abbiamo alternative: quel poco di petrolio che abbiamo sul nostro territorio non basta neanche lontanamente per le nostre esigenze, abbiamo un po’ di energia idroelettrica e poco altro; il resto dell’energia che consumiamo è tutto d’importazione. Ognuno di noi, in italia, consuma in media più di 5 litri di petrolio al giorno. Di questi, meno di due sono per il trasporto privato. Il resto sono tutti costi “invisibili” che però escono dalle nostre tasche. Questo fa del male, male parecchio, e farà male sempre di più.
A Lisbona, i partecipanti al convegno hanno identificato l’esaurmento delle risorse minerarie, in primo luogo il petrolio, come la sorgente di tutti i problemi economici planetari. Questi problemi, non si risolvono giocherellando con le tasse o gli incentivi. Sostenere queste cose porta il rischio di essere considerati davvero come dei marziani. Ma fra questi marziani di Lisbona c’erano alcuni degli scienziati più brillanti e più competenti d’Europa e del mondo. Non è detto che non stiano prendendo un abbaglio, ma c’è sempre più gente che pensa che potrebbero aver ragione. Se il problema dell’esaurimento delle risorse è prossimo, dobbiamo cominciare a pensare a come risolverlo, e il primo passo è rendersi conto che esiste.
Ugo Bardi
www.aspoitalia.net