Inchiesta del Guardian:Exxon da consigli agli USA su Kyoto
Rivelazione: come i giganti del petrolio hanno influenzato Bush
La casa Bianca ha chiesto il parere della Exxon per definire la sua posizione sul protocollo di Kyoto
La decisione del presidente degli Stati Uniti d’America, George Bush, di non siglare il trattato di Kyoto sul riscaldamento globale, è stata in parte il risultato della pressione esercitata da Exxon Mobil, la più grande compagnia mondiale petrolifera, e da parte di altre industrie, così come documentato dalle carte del dipartimento di stato americano viste dal Guardian
John Vidal, giornalista ambientale
Mercoledì 8 Giugno, 2005
The Guardian
I documenti, che sono emersi quando Tony Blair ha visitato la Casa Bianca per discutere il problema del riscaldamento del clima terrestre prima dell’incontro del G8, rinforza i sospetti ampiamente condivisi, su quanto la multinazionale sia vicina all’amministrazione, e sul suo ruolo nel formulare le politiche degli Stati Uniti.
Nella documentazione antecedente gli incontri del sotto segretario di stato, Paula Dobriansky, tra il 2001 e il 2004, si trova che l’amministrazione ringrazia il management della Exxon per il coinvolgimento attivo dell’azienda nell’aiutare a determinare la politica da intraprendere sul cambiamento climatico, e si trova anche che gli Stati Uniti chiedono consulenza alla Exxon su quale politica, riguardo a questo argomento, possa essere considerata accettabile dall’azienda.
Altri documenti suggeriscono che la signora Dobriansky, avrebbe sondato l’opinione del management della Exxon e di altri gruppi industriali avversi all’accordo di Kyoto, su eventuali alternative a Kyoto.
Fino ad oggi la posizione ufficiale della Exxon è quella di negare qualsiasi coinvolgimento nel rifiuto del protocollo di Kyoto da parte del governo degli Stati Uniti. Tuttavia i documenti, ottenuti da Greenpeace grazie alle leggi statunitensi sulla libertà di informazione, sembrerebbero indicare che le cose non stanno così.
“Il presidente degli Stati Uniti ha rifiutato Kyoto in parte basandosi sulle vostre (ovvero della coalizione sul clima globale) indicazioni”. Dice una breve nota prima dell’incontro della signora Dobriansky con il GCC (Global Climate Coalition), ovvero il più grande gruppo industriale americano contrario a Kyoto, e diretto dalla Exxon.
I documenti dichiarano inoltre che la Casa Bianca considera la Exxon “tra le aziende più attive e maggiormente in opposizione al fatto di sottoscrivere accordi (come Kyoto) per ridurre le emissioni di gas serra”.
Ma il responsabile delle relazioni esterne della Exxon, Nick Thomas, disse ben in evidenza dinnanzi al comitato di scienza e tecnologia della Casa dei Lords britannica nel 2003: ”Penso di poter dire categoricamente che noi non abbiamo fatto campagna con il governo degli Stati Uniti o con qualunque altro governo per prendere una qualsivoglia posizione su Kyoto.”
La Exxon, ufficialmente la più grossa compagnia statunitense, in termini monetari, valutata 379 miliardi di dollari (£206 miliardi di sterline) all’inizio di quest’anno, risulta condividere, a quanto scritto nei documenti, con la Casa Bianca un fermo e risoluto scetticismo sugli sforzi internazionali tesi ad affrontare il problema del cambiamento climatico.
Nella documentazione, dove appare unanimità di visione tra la compagnia petrolifera e l’amministrazione americana sulla necessità di una maggiore indagine scientifica sul riscaldamento globale e sugli inaccettabili costi di Kyoto, si legge inoltre che la Exxon è convinta che sottoscrivere Kyoto sia “ingiustificatamente drastico e prematuro”.
Questa linea è stata abbracciata dal presidente Bush, e ci si aspettava che continuasse nei passati discorsi con Tony Blair, il quale aveva affermato che il cambiamento climatico è “il problema più urgente che l’umanità si trova di fronte”.
“Il presidente Bush dice a Blair di essere preoccupato per il cambiamento climatico, ma questi documenti rivelano la reale preoccupazione, ossia che la politica nella Casa Bianca è stata scritta dalla più potente compagnia mondiale petrolifera. La politica sul clima di questa amministrazione è una minaccia per l’umanità”, ha detto la scorsa notte a Londra Stephen Tindale, il direttore esecutivo di Greenpeace.
“Il primo ministro ha bisogno di dire a Bush che deve chiedergli dei favori. Soltanto ottenendo alcuni tagli alle emissioni di gas serra da parte degli Stati Uniti, Blair può sopravvivere alla sua retorica” ha affermato Tindale.
In altri incontri, sempre documentati, la signora Dobriansky ha incontrato Don Pearlman, un lobbista anti-Kyoto di livello internazionale che è stato un consulente retribuito dai governi saudita e kuwaitiano, governi che hanno entrambi seguito la linea statunitense contraria al protocollo di Kyoto.
Lo scopo dell’incontro con il signor Pearlman, che tra l’altro rappresenta il riservato consiglio sul clima anti-Kyoto (anti-Kyoto Climate Council), e che l’amministrazione dice “lavora contro la maggior parte degli sforzi del Governo statunitense per affrontare il cambiamento climatico”, sarebbe “sollecitare la sua visione come parte del nostro dialogo con i nostri amici ed alleati”
ExxonMobil, che è stata contattata dal Guardian negli USA, ma che non ha fornito alcuna risposta, sta spendendo milioni di sterline in una campagna pubblicitaria volta ad influenzare i politici, gli opinion leaders e i più importanti uomini d’affari nel Regno Unito e in altri paesi favorevoli a Kyoto, nelle settimane precedenti l’incontro del G8 a Gleneagles.
Il Ruolo di Exxon
Giovedì, 9 Giugno, 2005
The Guardian
Il vostro articolo (Rivelazione: come i giganti del petrolio hanno influenzato Bush, 8 Giugno), ricicla vecchie insinuazioni e teorie di cospirazione sulla ExxonMobil e sull’amministrazione americana. La ExxonMobil ha reso pubblica ampiamente la sua visione sui cambiamenti climatici e sul protocollo di Kyoto da molti anni attraverso discorsi, pubblicazioni e il nostro sito web. Noi crediamo che vadano intraprese delle azioni per fronteggiare il rischio del cambiamento climatico. Noi facciamo ciò riducendo l’utilizzo di energia nei nostri processi e investendo somme sostanziose nella ricerca di soluzioni tecnologiche per affrontare efficacemente la sfida postaci della crescita di mondiale di domanda di energia.
Non stupisce che occasionalmente i governi ci chiedano la nostra posizione sugli aspetti politici concernenti la nostra industria – così come ad altre compagnie ed industrie. La coalizione globale del clima (Global Climate Coalition), che non esiste più, non è mai stata diretta dalla ExxoMobil.
Infine, affermare che la nostra campagna pubblicitaria sia diretta al vertice del G8 è ridicolo. La nostra campagna è cominciata nel Maggio 2004, molto prima che la data, il periodo e l’agenda del summit del G8 fossero noti.
Nick Thomas
ExxonMobil
La visione di Kyoto
Sabato 11 Giugno, 2005
The Guardian
Nick Thomas della ExxonMobil (lettera del 9 Giugno) etichetta la rivelazione del Guardian sull’attività della sua azienda come una “teoria cospirativa” (Incontro di Washington: Rivelazione: come i giganti del petrolio hanno influenzato Bush. La casa Bianca ha chiesto il parere della Exxon per definire la sua posizione sul protocollo di Kyoto, 8 Giugno). I documenti ottenuti tramite la Freedom of Information Act rivelano che la ExxonMobil è al centro del processo decisionale di Washington sul cambiamento climatico. E’ stato lo stesso signor Thomas che nel dicembre 2003 ha dichiarato di fronte al comitato dei Lords: ”Penso di poter dire categoricamente che noi non abbiamo fatto campagna con il governo Stati Uniti o con qualunque altro governo per prendere una qualsivoglia posizione su Kyoto… Senz’altro non abbiamo fatto campagna per alcuna posizione in particolare”. Noi gli abbiamo scritto per chiedergli di chiarire la sua prova dinnanzi al parlamento.
Laura Yates
Greenpeace
(traduzione dall’inglese a cura di Pierangela Magioncalda)
Link all’articolo originale: http://www.guardian.co.uk/climatechange/story/0,12374,1501646,00.html