Ritorno alle radici: in ricordo di Ali Morteza Samsam Bakhtiari

Ritorno alle radici: Alla riscoperta delle conoscenze umane che ci hanno guidato nel passato.
In ricordo di Alì Morteza Samsam Bakhtiari


Di Armando Boccone
www.aspoitalia.net
Dicembre - 2007

Con questi ricordi Ugo Bardi commentava, il 25 novembre sul blog di Aspo-Italia,  la notizia della Morte di Alì Bakhtiari.

“Con grande dispiacere, abbiamo appreso in questi giorni della morte del nostro amico e collega Ali Morteza Samsam Bakhtiari.
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Della carriera di Ali Samsam Bakhtiari, ci possiamo qui  limitare a dire che è stato uno dei primi esperti di petrolio a capire l'imminenza del picco globale di produzione. E' stato dirigente della National Iranian Oil Company (NIOC) e ha fatto parte di quel gruppo di pionieri che hanno partecipato alla prima conferenza di ASPO che si è tenuta a Uppsala nel 2002.

In Italia, ci ricordiamo di Ali Samsam Bakhtiari soprattutto per la sua partecipazione al convegno "ASPOItalia-1" che si è tenuto a Firenze nel Marzo del 2007. In quell'occasione, nella splendida cornice del salone dei 500 di Palazzo Vecchio, abbiamo potuto sentirlo parlare in italiano per una conferenza che tutti abbiamo trovato coinvolgente e affascinante.
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Bakhtiari ha esposto anche la sua visione per il 21o secolo: sarà il secolo delle "radici". Del ritorno alle radici, per l'esattezza. Della riscoperta delle conoscenze umane che ci hanno guidato nei secoli precedenti all'era petrolifera. Ma dobbiamo cominciare a cambiare, a cambiare il nostro atteggiamento e i nostri consumi su base individuale, a partire da oggi, da subito. L'acqua sarà una risorsa critica, che farà sentire il suo peso nel già difficile momento di transizione che ci attende. Che possiamo fare? "Piantare alberi" ha suggerito Ali. Non so se scherzasse o se fosse una piccola esagerazione, ma non è un cattivo consiglio.

Nel suo discorso a ASPOItalia-1 Bakthiari non ha parlato solo di petrolio. Ha esordito citando Dante Alighieri, usando la metafora della "Selva Oscura" per descrivere l'attuale situazione del mondo intero. Ha detto che con il superamento del picco globale del petrolio e ci troviamo oggi in una situazione di oscurità nella quale abbiamo smarrito la "diritta via". E' un momento di grande difficoltà per la civiltà umana che si trova per la prima volta davanti al declino globale di una risorsa fondamentale come il petrolio. Abbiamo la scelta fra una via di guerre per accaparrarsi quello che rimane delle risorse, e una via di pace per gestire quel che resta con il minimo di sofferenze per tutti. Bakhtiari crede che la via di pace consista nel ritorno alle radici delle tradizioni culturali dei popoli e ha citato San Francesco di Assisi come esempio di come si possano gestire risorse limitate in pace e armonia. Bakthiari ha concluso dicendo che è nostra responsabilità agire secondo il volere dell'Onnipotente, che ci pone davanti una sfida immensa. Ma l'oscurità si può vincere, la luce è davanti a noi se solo riusciamo ad alzare gli occhi per vederla.”

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Questo lavoro vuole essere allo stesso tempo una interpretazione e una messa in pratica di alcune intuizioni che Alì Bakhtiari espresse in occasione del convegno di Aspoitalia che si tenuto a Firenze il 10 marzo 2007. Da circa 25 anni vivo stabilmente nella città di Bologna ed è a questa città che saranno applicate le intuizioni di Alì Bakhtiari. In questo lavoro mi servirò sia di informazioni ottenute mediante una ricerca in internet che di conoscenze dirette di ciò che viene trattato.


Bologna città delle acque

Una decina di anni fa partecipai ad una visita guidata all’interno della città di Bologna. La visita guidata, patrocinata da Comune, mi pare si intitolasse “Bologna città delle acque”. La guida iniziò dicendo che alcuni secoli fa una nobildonna milanese si recò a Bologna per sposarsi con un nobile bolognese. La particolarità di questo fatto riguardava il mezzo di locomozione che la nobildonna utilizzò per recarsi a destinazione: da Milano a Bologna il tragitto fu percorso in barca. Nel prosieguo della visita venni a conoscenza dei canali esistenti nella città, che molti decenni fa sono stati coperti, anche se in alcuni punti vengono allo scoperto.

I canali

I canali a Bologna sono alimentati dal torrente Aposa, dal fiume Reno e dal torrente Savena. La possibilità di sfruttare le loro acque è dovuto al dislivello di ben 39 metri che la città di Bologna presenta nella direzione da sud a nord. Il torrente Aposa attraversa la città lungo il suo alveo naturale. Per l’utilizzo delle acque del Savena fu realizzato il Canale di Savena, mediante una chiusa in località San Ruffillo, all’estremo sud est del territorio urbano. Il canale costeggia via Toscana e via Murri fino ad immettersi nel torrente Aposa in pieno centro della città.
Per l’utilizzo delle acque del fiume Reno fu creato alcuni secoli fa il Canale di Reno mediante una chiusa costruita all’altezza di Casalecchio di Reno, un paese alle porte di Bologna. La costruzione di questa chiusa iniziò nel XII secolo. Più volte ricostruita si ebbe la versione definitiva in muratura nel XVI secolo.

L’uso delle acque di questi canali fu molteplice: alimentava il fossato che cingeva le mura di fortificazione, serviva per l’irrigazione degli orti all’interno della città, serviva per lavare i panni e per altri motivi igienici, per la concia delle pelli, e venivano utilizzate per dare energia idraulica alle centinaia di mulini per la lavorazione della seta, per la macina del grano, e per le applicazioni più svariate (dalla triturazione di ossa, corna e zoccoli di animali per farne concime, alla lavorazione delle ghiande per ottenere tannino, gualchiere, ecc.).

L’uso delle acque per questi molteplici usi avveniva mediante la creazione di tutta una rete di distribuzione costituita dalle chiaviche, che, sia all’aperto che in condotte sotterranee, portava direttamente l’acqua negli scantinati dove l’energia idraulica veniva utilizzate per muovere le ruote idrauliche dei mulini. A valle delle chiaviche era disposta una rete di chiavicotti, che, più a valle ancora, reimmettevano l’acqua nei canali.

Il Canale Navile

Il canale del Cavaticcio e quello delle Moline (in cui il canale di Reno è stato suddiviso all’altezza di Via della Grada) si riuniscono con il canale Aposa (in cui in precedenza è confluito il canale Savena) in località Bova e danno luogo al Canale Navile. In questa località fu creato un porto da cui, attraverso il canale Navile, si raggiungeva il PO a Ferrara e poi il mare. E’ attraverso questa via d’acqua che Bologna esportava i suoi prodotti e importava quanto necessario. Attraverso questo canale in città arrivava il sale proveniente dalle saline di Cervia (e immagazzinato nel deposito detto La Salara). Il trasporto avveniva mediante barche trainate da cavalli che viaggiavano su stradine che fiancheggiavano il canale. Al ritorno le barche sfruttavano la corrente e i cavalli venivano trasportati sulle stesse barche. Per superare i dislivelli che il Canale Navile incontrava nel suo percorso furono costruite delle chiuse (dette sostegni). Nel territorio bolognese, lungo il canale, si contavano sette chiuse.

Un moderno ritorno alle radici

Un libro pubblicato a Bologna nel 1620 (il cui titolo è “L’Italia” e l’autore è Giovanni Antonio Magini) può considerarsi il primo atlante moderno italiano. Ciò che però differenzia molto questo atlante dai moderni atlanti è che praticamente non ci sono strade. Tutte le città sono collegate da una rete di fiumi e canali. Le poche strade correvano lungo questi fiumi e canali. Ciò che in seguito è avvenuto a proposito del trasporto di persone e cose è storia conosciuta.

In alcuni casi sarà possibile un ritorno alle radici attraverso l’uso delle vie di acqua per trasportare persone e cose. Per quanto riguarda l’Italia la via più promettente sarà solamente in misura limitata il ripristino di vecchi canali ma in misura notevole potrà essere il cabotaggio marittimo.

In che modo è possibile un moderno ritorno alle radici in riferimento ai canali bolognesi?E’ stato detto che il più importante utilizzo dei canali fu quello energetico. I canali infatti davano energia a centinaia di ruote idrauliche che facevano a loro volta funzionare mulini per la lavorazione della seta, per la macina del grano e per tanti altri usi a cui è già stato accennato.

Il 1898 fu progettata una centrale elettrica alla periferia della città (dove adesso sorge il Museo del Patrimonio Industriale). La gara per la fornitura di turbine e altro fu vinta dalla ditta Ganz di Budapest. La centrale, che fu inaugurata nel 1901, era dotata di quattro generatori a vapore e uno che era invece azionato da una turbina idraulica. Questa sfruttava il salto di tre metri che il canale Navile faceva all’altezza della chiusa del Battiferro. La turbina idraulica funzionò fino al 1910. Nel 1995 fu inaugurata una centrale idroelettrica in pieno centro di Bologna, in Via Largo Caduti del Lavoro. La centrale sfrutta il salto di 14 metri del canale Cavaticcio (uno dei due canali in cui si divide il canale di Reno) e produce circa 8.000.0000 di KWh all’anno.

In un altro punto del percorso che il canale di Reno percorre da Casalecchio di Reno a Bologna è in costruzione la centrale idroelettrica della Canonica. Utilizzando tutte le potenzialità della forza idraulica di questi canali si può dare un contributo al fabbisogno energetico. Si potrebbe costruire di nuovo la centrale idroelettrica al sostegno del Battiferro; si potrebbe utilizzare il salto che il canale delle Moline (il secondo dei due canali in cui si biforca il canale di Reno) fa all’altezza di via Capo di Lucca e si potrebbero utilizzare i salti che vengono fatti in corrispondenza delle vecchie chiuse.

Diceva Alì Samsam Bakhtiari che bisogna cambiare, e da subito, i nostri atteggiamenti. Una presa di coscienza delle potenzialità che il minidroelettrico, con il ripristino di vecchie piccole centrali dismesse nei decenni scorsi e con la costruzione di nuove utilizzando fiumi e i tanti canali esistenti soprattutto nel Nord Italia, significa, penso, muoversi nel desiderio espresso da Alì Bakhtiari. Da qualche tempo nel centro storico di Bologna i titolari di alcuni locali hanno sistemato i cosiddetti “funghi” (una specie di stufe a gas) in modo da riscaldare l’ambiente fuori dal locale dove, nonostante sia inverno. vengono messi tavoli e sedie per i clienti. Forse queste persone non hanno avuto la fortuna di conoscere Alì Bakhtiari!!