CAVALCARE LA TIGRE: NUOVI DATI
SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO EVIDENZIANO IL RUOLO DELL’ “OSCURAMENTO GLOBALE”
Ugo Bardi
ASPO – Association for the Study of
Peak Oil
Dipartimento di
Chimica – Università di Firenze,
18
Gennaio 2005
E’ esplosa recentemente la questione dell “Oscuramento Globale” (global
dimming), ovvero del fenomeno che negli ultimi decenni ha portato a una considerevole
riduzione della quantità di luce solare che arriva sulla superficie terrestre.
Questo effetto è dovuto molto probabilmente all’inquinamento e alle polveri che
stiamo immettendo nell’atmosfera. In principio, l’oscuramento globale potrebbe
anche essere una buona cosa dato che l’oscuramento potrebbe contrastare il
riscaldamento dell’atmosfera dovuto all’aumento di gas serra (CO2)
emessi dai combustibili fossili. Ma, in realtà, la conseguenza grave di queste
osservazioni è che l’effetto riscaldante della CO2 potrebbe essere
molto superiore di quanto si ritenesse finora. Ovvero, il riscaldamento globale
potrebbe essere un problema talmente grave che potremmo essere condannati a
continuare ad inquinare l’atmosfera per evitare danni peggiori. Sembrerebbe che
stiamo cavalcando una tigre: dopo che ci siamo saliti sopra, non possiamo più
scendere.
Il primo rapporto sull’oscuramento globale risale al ricercatore giapponese
Ohmura nel 1986. Da allora l’evidenza si è accumulata sulle riviste
scientifiche ma la cosa è rimasta ignota ai più e il problema non è mai emerso
nei tanti dibattiti sull’effetto serra e sul riscaldamento globale. Solo nel
2003 il “Guardian” ha pubblicato il primo articolo apparso sulla stampa
sull’argomento. La faccenda è esplosa verso la fine del 2004 e il programma della
BBC andato in onda il 15 Gennaio 2005 ha dato probabilmente la spinta
necessario per far diventare l’oscuramento globale un argomento bollente,
dibattuto sui giornali e su tutti i forum che si occupano del cambiamento
climatico, perlomeno su quelli in lingua inglese. Al momento in cui queste note
vengono scritte (17 Gennaio 2005) una ricerca con Google trova circa 13.000
riferimenti a “global dimming”, Di questi, circa 12.000 sono apparsi soltanto
negli ultimi tre mesi. In Italia, per il momento il termine “oscuramento
globale” è pochissimo noto, ma si puo’ presumere che, come succede di solito,
l’ondata di interesse nata nel mondo anglosassone arriverà anche da noi in
tempi brevi.
I rapporti parlano di un abbassamento di luminosità che è impressionante in
alcune zone: dal 1950 a oggi. 22% in
Israele, 9% in Antartide, 10% negli USA, e addirittura 30% in Russia. L’oscuramento
medio su tutto il pianeta sembra essere molto minore, misurabile come intorno
al 3%, un valore comunque non trascurabile. L’interpretazione è che questo effetto non ha niente a
che vedere con cambiamenti della luminosità del sole, che rimane costante o
che, al massimo, ha delle minime variazioni. Piuttosto, cambiamenti così
massicci, soprattutto nell’emisfero nord, possono essere soltanto spiegati come
dovuti alle particelle emesse dalla combustione degli idrocarburi che formano
un aerosol nell’atmosfera. Queste particelle rimangono nell’aria per un lungo
periodo e fanno da nuclei di condensazione per la formazione di nuvole. Di
conseguenza, il cielo diventa sempre più nuvoloso e riflette indietro la luce
solare. Sembra che una causa importante di questa riflessione siano le scie
degli aerei in alta quota. Si attribuiscono all’oscuramento globale fenomeni
quali la desertificazione e la siccità in alcune zone del pianeta. E’ possibile
che molti fenomeni di cambiamento climatico osservati negli ultimi anni anche
in Italia siano attribuibili a questo fenomeno, per esempio siccità,
spostamento delle perturbazioni invernali, riduzione delle portate dei fiumi ed
altre cose.
L’’oscuramento globale è un elemento nuovo e di grande importanza nella
comprensione di come funziona il meccanismo climatico del nostro pianeta e su
quali sono gli effetti dell’attività umana sullo stesso. Si sa che il prodotto
della combustione degli idrocarburi fossili (CO2) si sta accumulando
nell’atmosfera. E’ stato anche osservato che negli ultimi decenni il pianeta si
è riscaldato di circa 0.6 gradi centigradi rispetto alle temperature medie
degli ultimi 150 anni. L’incremento della concentrazione della CO2 e
il riscaldamento sembrano andare di pari passo e i modelli fisici del clima
confermano che esiste una correlazione fra le due cose. Secondo le stime, il
riscaldamento globale potrebbe diventare rovinoso durante il secolo corrente se
non si fa qualcosa per limitare la quantità di CO2 immessa
nell’atmosfera. Questa è la ragione del trattato di Kyoto e di molti altri
provvedimenti proposti o messi in atto per ridurre l’uso degli idrocarburi
fossili.
L’effetto riscaldante della CO2 viene detto “effetto forzante.”
Come è ovvio, ci sono molti altri effetti che possono influenzare la
temperatura terrestre, per cui l’effetto forzante viene calcolato mediante
modelli piuttosto complessi che tengono conto di tutti i fattori. I risultati
dei calcoli potrebbero essere modificati dalle ultime novità sull’oscuramento
globale. Se l’oscuramento, come sembra, tende a raffreddare il pianeta ma
ciononostante osserviamo un riscaldamento, questo vuol dire che l’effetto della
CO2 è molto più intenso di quanto i modelli ci avessero indicato
fino ad ora. Questa interpretazione sembrerebbe confermata anche
dall’osservazione di altri fattori, quali per esempio il contributo del
sequestro del calore nelle profondità oceaniche, che anch’esso potrebbe averci
fatto sottostimare l’effetto forzante della CO2.
Tutto questo potrebbe significare che viviamo in un equilibrio assai
precario fra due fattori contrastanti, uno di riscaldamento e l’altro di raffreddamento.
Se uno dei due dovesse prendere il sopravvento saremmo nei guai. In
particolare, la riduzione rapida dell’inquinamento atmosferico potrebbe,
paradossalmente, fare più danni di quanti ne rimedi, causando un riscaldamento
globale disastroso. D’altra parte, l’inquinamento atmosferico è estremamente
dannoso per la salute umana. Decisamente, cavalcare la tigre dei combustibili
fossili non è stata una buona idea: rischiamo di esserne divorati.
Di fronte a una situazione complessa come quella del clima terrestre, è
ancora presto per fare affermazioni certe ed esiste sicuramente la possibilità
di interpretazioni diverse e, sperabilmente, più confortanti di quelle che si
ipotizzano in questo momento a proposito dell’oscuramento globale. Di una cosa
possiamo tuttavia essere certi, ovvero che questi dati, e altri che si stanno
accumulando, evidenziano come il nostro ecosistema sia molto più fragile di
quanto non si pensasse. C’è chi critica i sostenitori della necessità di
intervenire sul clima con azioni come quelle previste dal trattato di Kyoto
sostenendo che “Il clima è sempre cambiato.” Questa critica si ritorce contro
se stessa: il clima è sempre cambiato perchè è naturalmente fragile. Proprio
per questo motivo l’intervento massiccio dell’uomo può fare dei danni immensi e
in tempi brevi.
Si tratta ora di prendere dei provvedimenti globali per rimediare. Il primo
passo è incrementare e potenziare il trattato di Kyoto per la riduzione delle
emissioni di CO2 con l’obbiettivo di convertire nei tempi più rapidi
possibili il nostro sistema produttivo planetario a un sistema a “emissione
zero” mediante fonti rinnovabili. Allo stesso tempo, sarà necessario prendere
provvedimenti attivi, come la sequestrazione e la riforestazione, per ridurre
la concentrazione di CO2 nell’atmosfera. Non possiamo essere
completamente certi di quanto sia grave la situazione, ma nel dubbio non è il
caso di correre rischi.