LA NUOVA VIA PER LE RINNOVABILI.

 

Sintesi dell’ intervento di Ugo Bardi alla conferenza programmatica dei Verdi Toscani, Chianciano, 18 Settembre 2004.

 

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La situazione.

 

Gli esperti si accapigliano tuttora sull’entità delle risorse rimanenti di petrolio e degli altri combustibili fossili, come pure sulle dinamiche di consumo degli stessi. Non vale la pena in questa sede mettersi a disquisire sui dettagli e sulle varie polemiche. Un fatto è comunque certo: gli incrementi dei prezzi che vediamo non sono una fluttuazione temporanea, ma una tendenza che dura orma da oltre cinque anni. La produzione delle risorse energetiche non ce la fa a soddisfare la domanda e le cose sono destinate a peggiorare per forza di cose. La situazione non è ancora grave, ma è urgente fare qualcosa per evitare che lo diventi. Se aspettiamo che diventi grave senza fare niente, potremmo non riuscire a evitare che diventi drammatica.

 

La reazione.

 

La reazione agli aumenti dei prezzi da parte dei governi e delle forze politiche è stata debolissima e inefficace. Da una parte si va al semplice diniego che il problema esista. Questo atteggiamento può prendere la forma di invettive contro i “catastrofisti” oppure quella del karakiri economico che sarebbe ridurre le imposte sulla benzina. Dall’altra parte assistiamo a fenomeni di fuga in avanti alla ricerca di soluzioni miracolose che ci toglieranno dai guai senza fatica e senza dover rinunciare alle SUV; fra queste l’idrogeno e il nucleare sono le più comuni. Non sembra chiaro a tutti che l’idrogeno non è una fonte energetica e quindi non può risolvere un problema di carenza di energia, mentre il nucleare nella forma dell’attuale tecnologia ha tanti e tali problemi pratici e di costo che è improponibile perlomeno a breve termine. Non manca, infine, chi sottobanco propone semplicemente di accaparrarsi con la forza le risorse che rimangono, cosa che non si sta rivelando così facile come poteva sembrare (a parte i piccoli problemucci morali che pone).

 

La soluzione: energie rinnovabili.

 

L’urgenza della situazione ci impone di lavorare su soluzioni per la produzione di energia pur senza trascurare il risparmio energetico. Dobbiamo focalizzarci su soluzioni di provata efficacia, disponibili in tempi brevi e che ci diano sicurezza energetica sfruttando risorse localizzate a brevi distanze, possibilmente sul nostro territorio. Nella pratica, la tecnologia delle energie rinnovabili è la sola che può fornire queste garanzie.

    Le energie rinnovabili sono state spesso guardate con una certa diffidenza dagli ambientalisti. La storia delle crisi petrolifere degli anni 70-80 aveva dato origine a grandi speranze che poi erano state disattese per via del crollo dei prezzi del petrolio dal 1985 in poi che aveva tagliato le gambe a una tecnologia nascente che doveva ancora essere perfezionata. Nel periodo dal 1985 alla fine del ventesimo secolo, installare energie rinnovabili era diventato un esercizio di futilità per assessori “radical-chic”, un modello di come sprecare risorse per fare dell’ideologia verde.

      Le cose sono molto cambiate con  l’inizio del ventunesimo secolo. Il graduale sviluppo della tecnologia delle rinnovabili, accoppiato al progressivo aumento dei prezzi del petrolio, ha enormemente ridotto la distanza economica fra i due metodi, fino ad azzerarla in pratica nel caso dell’energia eolica. Allo stesso tempo, è stato perfezionato il metodo di analisi basato sul “ciclo di vita” (LCA) che permette di determinare la resa energetica (EROI) e di confrontare le tecnologie su basi oggettive e non legate alle oscillazioni economiche del momento o sul supporto occulto o palese dei governi. Questo tipo di analisi indica che siamo molto vicini, e forse abbiamo già passato, il “punto di incrocio” in cui anche tecnologie costose come il fotovoltaico risultano a lungo andare più efficienti del petrolio. L’analisi dettagliata della situazione ha anche determinato che la frazione di territorio necessaria per installare una potenza di energia rinnovabile pari a quella prodotta attualmente per via fossile e inferiore a quella già pavimentata con costruzioni permanenti nei paesi sviluppati e che può essere gestita in gran parte utilizzando terreni di produttività agricola marginale o nulla. La rivoluzione è stata graduale, ma è oggi davanti a noi. Possiamo risolvere il problema energetico con le rinnovabili.

 

I problemi.

 

Se vediamo davanti a noi baluginare la soluzione al più importante dei nostri problemi, non dobbiamo neanche trascurare i problemi che abbiamo ancora davanti

 

Un problema tecnologico. Ha a che vedere con lo stoccaggio dell’energia e con i carburanti per i trasporti. Due problemi per i quali non abbiamo ancora soluzioni “mature”. L’idrogeno, che alcuni propongono per entrambi gli  scopi, è troppo inefficiente e costoso per essere pratico. Tuttavia, nessuno dei due problemi si pone a breve termine, finchè le energie rinnovabili verranno utilizzate principalmente in rete per la produzione di energia elettrica. Ci sono già oggi, comunque, soluzioni “buone abbastanza,” seppure non ideali, basate su batterie sia per il trasporto che per lo stoccaggio. Queste tecnologie saranno certamente migliorate nel futuro

 

Un problema di visibilità. C’è ancora molta ignoranza sul tema “rinnovabili”. La gente tende a ragionare con la pancia (o con qualcosa che sta più in basso) piuttosto che con il cervello. Molti vedono ancora le rinnovabili come un giocattolo per hippy attempati con gli zoccoli ai piedi e i capelli a coda di cavallo. In questo, non aiuta la descrizione che viene data  delle rinnovabili come tecnologie “dolci” o “olistiche.”  Convincere la gente che le rinnovabili sono una cosa seria richiederà un certo tempo ma è fattibile

 

Un problema politico. Una certa sezione del movimento ambientalista sembra aver fatto della lotta alle rinnovabili la propria bandiera. Questo è dovuto a volte a una genuina preoccupazione per i valori paesaggistici del territorio e a volte a semplice inerzia mentale dovuta ai tanti anni in cui non si è parlato altro che di risparmio energetico. Si deve a Maurizio Pallante l’immagine efficace del “secchio bucato” per descrivere il nostro sistema di produzione e di consumo di energia. Questa immagine viene usata a volte come un argomento contro la produzione di energia rinnovabile. Ma se è vero che è poco saggio affaticarsi a riempire un secchio bucato, è anche vero che non ha senso affannarsi a riparare il secchio se non c’è acqua da metterci dentro. I fautori delle rinnovabili non sono, normalmente, contro il risparmio e non c’è ragione per cui le due visioni non possano convivere in buona armonia contribuendo entrambe a risolvere il problema (tenendo anche d’occhio i valori paesaggistici). Un altro problema sono quei politici che si sono sbilanciati troppo sulla visione di Rifkin dell’ “economia basata sull’idrogeno” e che ora sono in difficoltà a tornare indietro su una linea più concreta. Per questo ci vorrà un po’ di tempo.

 

 

L’azione concreta.

 

Per il movimento ambientalista, si tratta a questo punto di prendere di petto il problema dell’energia e scrollarsi di dosso l’antica tendenza a essere il “partito del no.” Abbiamo delle soluzioni positive da portare, si tratta di proporle in termini politici con energia e con un azione precisa. In particolare, la Toscana ha le risorse, la cultura, e la volontà di porsi come una “regione faro” per indicare una nuova strada energetica. Possiamo ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia dall’esterno e così riequilibrare la nostra bilancia dei pagamenti regionale. Sviluppando sorgenti energetiche regionali possiamo rivitalizzare un’industria in grave difficoltà sul mercato internazionale e migliorare la nostra economia e il problema della disoccupazione. E avremo anche aria più pulita! La sfida è difficile, ma ce la possiamo fare.